lunedì 5 novembre 2007

Wandering through my doubts and certainties

Once again I make one more step.

Once again I get burnt.

And it didn’t look like a big step, either. It almost looked a like natural consequence of all the previous, more perilous steps I had taken in the past weeks.

But once again, I get burnt.

Coherence’s just an option, apparently.

…it’s my fault, actually. My reasonable part, the one which is always objective and doubtful, said me I didn’t have to be so sure about the answer I would have received to my question… but apparently, I follow my reason’s lead just when not strictly necessary.

I bow to myself, the master of shams who has many lessons for the others, but never learns on his own, even when he is sure he has.

To ruin a thing of such a delicate and yet almost stunning beauty just for the need of a definition.

I should have learnt that that’s not what matters.

Yet, once again I get burnt.

martedì 30 ottobre 2007

L'amaro sapore di una tristezza crescente

Quando finalmente ti sembra di scorgere qualcosa capace di rompere la solita, monotòna tristezza, velata dall'acida ombra di una grigia malinconia...
Quando ti rifiuti di crederci, perchè non è la prima volta che una possibilità simile ti appare davanti, per poi terminare con una sonora quanto dolorosa lezione.
Quando per diversi motivi, nonostante il tuo rifiuto, incominci per qualche motivo a riporvi la tua fiducia, e le tue speranze.
Quando una parte di te che ormai credevi di aver seppellito da anni sembra rinascere e tornare ad alimentare la tua volontà e le tue azioni.
Quando torni con un'ingenua quanto idillicamente speranzosa puerilità al fantasticare ad occhi aperti, in pieno ed armonico accordo con i sogni conciliati dall'Onirico Cantore.

Quando gli ostacoli maggiori sembrano ormai superati…

…qualcosa accade, e in un solo istante riesce ad abbattere tutto quello che in giorni, se non in settimane, avevi raggiunto. Quell’equilibrio di delicata quanto semplice bellezza che si era venuto ad instaurare, quello stato d’animo per cui tu da anni pregavi il Fato di avere la possibilità di riconquistare.

Ed è allora che ti rendi conto che il demone peggior nemico degli aurighi, che metteva loro un bastone tra le ruote quando erano ormai sicuri della vittoria, esiste davvero, anche se non con la natura di un demone, ma di qualcosa di più semplice.

"Una distanza materiale non potrà mai separarci davvero dagli amici. Se anche solo desideri essere accanto a qualcuno che ami, ci sei già", scrive Richard Bach in quello che reputo essere uno dei più bei libri che abbia avuto modo di leggere ("Nessun luogo è lontano").


Stron**te.

Perché se è vero che un sentimento profondo non viene di certo a mancare per colpa della distanza, è altrettanto vero che a volte non so cosa darei per poterla annullare, portatrice di così tanti dubbi e problemi.

Perché a volte temo di percorrere quella distanza, poiché dopo dovrei ripercorrerla nell’altro senso, e tornare a viverci.


Tutto questo perché non ho qualcosa di fisico contro cui poter scagliare la mia impotente frustrazione per la situazione presente.

A volte sarebbe più facile non essere così razionale e comprensivo.

lunedì 22 ottobre 2007

Hai mai amato davvero una donna?

Have you ever really loved a woman - Bryan Adams

To really love a woman
To understand her - you gotta know it deep inside
Hear every thought - see every dream
An' give her wings - when she wants to fly
Then when you find yourself lyin' helpless in her arms
You know you really love a woman

When you love a woman you tell her
that she's really wanted
When you love a woman you tell her that she's the one
'Cause she needs somebody to tell her
that it's gonna last forever
So tell me have you ever really
- really really ever loved a woman?

To really love a woman
Let her hold you -
'til you know how she needs to be touched
You've gotta breathe her - really taste her
'Til you can feel her in your blood
An' when you can see your unborn children in her eyes
You know you really love a woman

When you love a woman
you tell her that she's really wanted
When you love a woman you tell her that she's the one
'Cause she needs somebody to tell her
that you'll always be together
So tell me have you ever really -
really really ever loved a woman?

You got to give her some faith - hold her tight
A little tenderness - gotta treat her right
She will be there for you, takin' good care of you
You really gotta love your woman...

Then when you find yourself lyin' helpless in her arms
You know you really love a woman
When you love a woman you tell her
that she's really wanted
When you love a woman you tell her that she's the one
'Cause she needs somebody to tell her
that it's gonna last forever
So tell me have you ever really
- really really ever loved a woman?

Just tell me have you ever really,
really, really, ever loved a woman? You got to tell me
Just tell me have you ever really,
really, really, ever loved a woman?

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(traduzione con permesso di licenza poetica)

Per amare davvero una donna,
Per capirla davvero - devi saperlo dentro, in profondità
Sentire ogni pensiero - vedere ogni sogno
E donarle delle ali - quando vuole volare
Poi, quando ti ritrovi a giacere privo di aiuto tra le sue braccia
Sai che ami davvero una donna


Quando ami una donna le dici
Che è davvero desiderata
Quando ami una donna le dici che lei è la tua "Lei" (NdE: la donna giusta, colei che è destinata a te)
Perchè ha bisogno che qualcuno le dica
che durerà per sempre
Quindi dimmi, hai mai davvero
- davvero, davvero mai amato una donna?

Per amare una donna
Lascia che ti tenga a sè -
Finchè tu sappia come ha bisogno di essere accarezzata
Devi respirarla - assaporarla davvero
Finchè la puoi sentire nel tuo stesso sangue
E quando puoi vedere i vostri figli non ancora nati nei suoi occhi
Sai che ami davvero una donna


Quando ami una donna le dici
Che è davvero desiderata
Quando ami una donna le dici che lei è la tua "Lei"
Perchè ha bisogno che qualcuno le dica
che durerà per sempre
Quindi dimmi, hai mai davvero
- davvero, davvero mai amato una donna?

Devi darle fede - stringerla forte
Un po' di tenerezza - devi trattarla giustamente
Sarà lì per te, prendendosi buona cura di te
Devi davvero amare la tua donna...

Poi, quando ti ritrovi a giacere privo di aiuto tra le sue braccia
Sai che ami davvero una donna
Quando ami una donna le dici
Che è davvero desiderata
Quando ami una donna le dici che lei è la tua "Lei"
Perchè ha bisogno che qualcuno le dica
che durerà per sempre
Quindi dimmi, hai mai davvero
- davvero, davvero mai amato una donna?

Dimmi soltanto, hai mai davvero,
davvero, davvero mai amato una donna? Devi dirmelo,
Dimmi soltanto, hai mai davvero,
davvero, davvero mai amato una donna?

sabato 13 ottobre 2007

Delusioni

E' triste vedere che un'amica commetta qualcosa di sbagliato, senza la chiara e distinta coscienza che questo lo sia. E' triste sentirla piangere, mentre cerca di trattenere i singhiozzi con vana ostinazione. E' triste sentirle dire che non sa cosa fare, non riesce a realizzare la cosa migliore da fare, coerentemente con quanto aveva affermato fino al giorno prima.

Ma la cosa più triste è il veder te stesso perdere la stima e la considerazione che avevi di lei, nell'assistere a tutto questo.
Non che a ciascuna persona non sia concesso di commettere i propri errori... ma quando si è coscienti di come questi errori siano latenti, pronti a scattare con felina prontezza e a indurci a fare qualcosa di poco corretto... e quando la persona che li compie gode di una tra le ammirazioni più alte che tu abbia mai serbato per qualcuno...
Tutto questo non lascia altro che una triste e abbattuta delusione dentro di te.

E mentre taci - non per scelta come quando accade scegli di fare, bensì perchè le parole ti vengono a mancare - realizzi con sorriso di silente disillusione che a quanto pare non era come pensavi.
Che a quanto pare, una differenza abissale si stende tra la realizzazione cosciente di un qualcosa - sia questa una filosofia oppure un principio - e il vivere la stessa.

E ancora una volta ti sembra di ritrovarti solo in questo mondo che non fa altro che mostrare una cocciuta costanza in ciò che ti serba.

Nella speranza che la tenue luce che al contempo ti si avvicina, quasi come a mantenere una parvenza di equilibrio e di stabilità, si riveli la fonte originaria e non un corpo celeste che splende di luce riflessa.

giovedì 4 ottobre 2007

L'amaro sapore di una tristezza latente

vi è mai capitato di pensare che il mondo vada al contrario?
Che una cosa non è come dovrebbe essere ("how it supposed to be", direbbero gli inglesi)?
Che chi ha qualcosa non la merita...?

Spero per voi di no, ma se vi ritrovate "dall'altra parte", allora per il momento mi ritrovo a serbarvi rancore.

Davvero ancora non riesco a capacitarmi di determinate cose...

Per prima, come sia possibile che dei ragazzi che possono vantare al loro fianco delle donne magnifiche sembrino fare di tutto per non accorgersi del loro valore.

Che si tratti di non donar loro l'adeguata attenzione che meriterebbero, oppure il non ascoltarle, o il non comprenderle, il non cercare di vivere ed apprezzare appieno ogni singolo istante trascorso accanto a loro, ogni loro sguardo, tocco o parola di affetto.

A volte mi inca**o... non riesco a capacitarmi di come tutto ciò possa accadere.
Non quando so ciò che io avrei da dare, ma che non posso, e mi trovo costretto a infossare in un angolo remoto di me stesso.

"Life is a bitch, and then you die". Spero che questo detto mi si mostri falso

sabato 1 settembre 2007

De consolatione

Si soffre. Ci si rimane male, molto male. Si impreca, si prendono a calci le cose, si piange; con le intenzioni se non con gli atti.

D'altronde qualcosa lo suggeriva, eppure lo si metteva a tacere.
L'interpretazione dei "segni" non è mai stata una cosa semplice, ed in particolare non lo risulta quando si è coinvolti in prima persona.
L'unica cosa da fare è tentare, altrimenti non si saprà mai se quello che si immaginava, quello che si sperava, quello per cui si è lottato, è vero o può divenirlo.

Ma ci vuole coraggio: coraggio tanto forte da dover far fronte alla paura della potenziale delusione che si potrebbe ricevere nel caso si fallisse.
Insomma, una bella dose di coraggio o di incoscienza, a seconda del caso e della persona.

Riflettete: quante volte avete pensato "chissà come sarebbe andata se avessi...?" circa una determinata situazione?
A me è capitato più volte, in passato... ed è proprio questo a darmi la forza. Quello che sulla lunga distanza non riesco a sopportare se non malamente, non è il fallimento: quello purtroppo c'è, e sempre ci sarà nella vita, in diversi momenti e occasioni. Ma è il dubbio. Il non sapere.
L'incertezza su come avrebbe potuto andare se io avessi avuto la forza di farmi avanti e prendere la decisione.
Sarebbe andata bene...? Sarebbe andata male...? Non lo so. Ed è quello a darmi fastidio, ad innervosirmi come una zanzara rompiballe che persiste a ronzarti davanti all'orecchio con la leggerezza di una squadra d'assalto di Apaches, proprio mentre stai prendendo sonno, e il giorno dopo hai un esame.

Il fallimento, che le cose non siano andate come si avrebbe voluto, fa soffrire. Ma dopo un po' passa, si attenua, magari si dissolve.
In fin dei conti, se ho agito per il mio meglio, non ho nulla da rimproverarmi: io posso agire per il mio possibile, posso influenzare una fetta limitata di realtà, anche che riguarda direttamente me stesso. Il resto è dettato da un "Destino", una serie randomica di eventi da me assolutamente incontrollabili, e magari del tutto imprevedibili (non nell'accezione fatalistica del termine: "Ah, era destino che andasse a finire così").

Ho la certezza di aver fatto quanto in mio potere per tentare di ottenere ciò che volevo. Potrò guardarmi allo specchio ed essere fiero di me, sebbene dispiaciuto per come si sia sviluppata la situazione.

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"La differenza tra le persone normali e un guerriero, è che le prime vedono tutto come una maledizione o una benedizione; il secondo vede tutto come una sfida"

venerdì 31 agosto 2007

Fate

[Bleak:]
You change the sound of my name
A moment of truth that I saw in your face
It hurts inside, a moment this vile
That you brought alive
All the roads lead back to you

[Ana:]
Give me something to return to
In your heart
I fear nothing but to leave here
Without you for life
We were left in this world for each other
But I can't run from the fate
I've been fighting for so long

[Bleak & Ana]
You made me who I am
Until the dawn of time I have...

[Bleak:]
...walked alone
You tie up a storm
When all hope was lost
But time revolves
I have to let go

[Bleak & Ana]
One never meant to be

[Bleak:]
Give me something to return to in your heart
I fear nothing but to leave here
Without you for life

[Bleak & Ana]
We were left in this world for each other
But I can't run from the fate I've been fighting for so long

[Bleak:]
Give me something to return to in your heart
I fear nothing but to leave here
Without you for life

Give me something to return to in your heart
I fear nothing but to leave here
Without you for life

[Bleak & Ana:]
We were left in this world for each other
But I can't run from the fate I've been fighting for so long

We were left in this world for each other
I can't run from the fate I've been fighting for so long


Fate, Bleak ft. Ana Johnsson

lunedì 27 agosto 2007

Quando si fa ritorno...

...Fa uno strano effetto notare che tutto è come prima.
Tu sei cambiato, maturato sotto qualche aspetto, pronto a cogliere differenze rispetto a prima ed in un certo senso ansioso di farlo, come a mettere alla prova "ciò che hai di nuovo".
Eppure nulla è cambiato, tutto esattamente come prima.

Alcuni in genere ci fanno affidamento, su una cosa del genere: in fin dei conti è confortante sapere che la maggior parte delle cose rimane uguale, dalle piccole alle grandi... personalmente tendo ad annoiarmi e a rompermi le ba**e nel non constatare la benchè minima differenza nella funzione monotòna della vita.


Perchè la maggior parte delle persone ha paura del cambiamento? Mi viene in mente una storiella Zen, con cui lascerò i miei lettori in questo post.
(Il racconto è il medesimo, le parole no: lo racconto ricordando ciò che mi è rimasto impresso nella memoria e nella mente)


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In un piccolo paesino viveva un monaco virtuoso, rispettato e indicato da tutti come un uomo saggio e onorevole, nonostante a lui non importasse molto di essere chiamato tale.
Accanto alla sua abitazione viveva una famiglia, la cui figlia rimase incinta. I genitori della ragazza la interrogarono a lungo su chi fosse il padre, e lei dopo un po' disse che si trattava proprio del monaco.
I genitori, infuriati, presero il bambino e andarono dal monaco, accusandolo per ciò che aveva fatto, e consegnandogli il piccolo, di cui avrebbe dovuto prendersi cura.

"Ah, sì?", fu tutto ciò che il monaco disse.
Prese dunque con sè il bambino, procurandosi tutto ciò di cui questi aveva bisogno. La reputazione del monaco crollò, ma a lui non importava.

Dopo un anno, la ragazza non resistette più, e in lacrime confessò ai genitori che il vero padre del bambino non era il monaco, bensì il figlio del macellaio.

I genitori, profondamente dispiaciuti, andarono dal monaco chiedendogli perdono e raccontandogli come fossero andate le cose.

"Ah, sì?", rispose il monaco.

venerdì 17 agosto 2007

Quando si va avanti per inerzia...

...o non si sa neanche più il motivo ma lo si fa comunque, dire che è bello trascorrere una mattinata così piacevole è un eufemismo.
Vi dirò, sarà che da un bel po' di tempo a questa parte non ho occasione di fare delle vere e proprie uscite con degli amici (per svariati motivi, ma intendo proprio persone con cui mi trovo davvero bene), ma avevo quasi dimenticato di che semplice bellezza potesse rivelarsi del tempo speso in tutta tranquillità e serenità con qualcuno con cui ci si trova bene.
E non lo dico per gli scherzi e le scemenze che hanno preso praticamente l'intero corso della mattinata; per l'intesa immediata al vedere il tizio strano di una qualche pseudo-associazione fittizia alla ricerca di soldi che fa insinuazioni forse per qualcuno imbarazzanti, ma sotto un certo punto di vista piacevoli, oppure della ragazza che chiede l'elemosina facendoti il verso; per la granita di limone con conseguenti vanterie (mie XD) su come si riesca a farla meglio; per l'entrata in qualche negozio che vende peluches
[NdE: so che non dovrebbe andarci la "s" alla fine, dato che scrivo in italiano, ma me ne frego e guai a chi rompe :P ] e oggettini pucciosi e per i piccoli imbarazzi (questi non miei XD) che ne conseguono ad una qualche iniziativa (questa volta mia <.< :P).

Credo sia una della poche volte in cui se qualcuno mi chiedesse "Come va?", io potrei sinceramente rispondere con "Bene!", anzichè il solito "Come di norma".

Grazie Rory ^_^

lunedì 13 agosto 2007

Faccio pubblicità e ne vado fiero

Per la serie "studio qui e ne vado orgoglioso", non posso non segnalare un link di un servizio fatto dalla Rai ai dipartimenti di Chimica dell'Università di Pavia:

Okkupati, scienziati e professionisti di qualità

Efffforza Pavia! :D

domenica 12 agosto 2007

I desideri, le voglie, e le paure

Questo post nasce da una riflessione nata in me durante una conversazione con una mia amica.

Ciò che vedo sempre più spesso, in molte persone, è sostanzialmente una gran voglia di fare molto. Nutrono un forte desiderio di agire, di compiere qualche cosa di particolare o più generale, ma alla fine si limitano, pongono un freno alle loro iniziali intenzioni, e non agiscono.

Voglio far notare fin da subito: non critico queste persone. Al contrario, le comprendo. Questo perchè mi ci sono spesso trovato anch'io, in passato, e a volte mi ci trovo nuovamente - nonostante i miei sforzi perchè così non sia.

La domanda è: cosa è a fermarci? Quando vogliamo fare qualcosa, quando sentiamo dentro di noi che quel qualcosa è giusto, perchè alla fine non agiamo?

Per dare una risposta generale, direi: la paura.
Che sia la paura delle immediate conseguenze, delle risposte che potremo ricevere, di vedere deluse le nostre aspettative... è di questo che credo si tratti in buona parte dei casi (non posso ovviamente dire "sempre"). Ne sono convinto.

Ad ingigantire l'ombra gettata da queste paure e questi timori, sta un punto di vista che ho potuto constatare essere sufficientemente diffuso: la convinzione che per prendere una decisione ci vogliano uno sforzo e un tempo abnormi rispetto a quelli effettivamente sufficienti e adeguati (questo ho avuto modo di constatarlo con un mio collega e amico di università, che ad inizio anno si è ritrovato fortemente indeciso circa quale svolta prendere nella sua carriera universitaria).

Chi leggerà quanto scritto, dovrebbe - giustamente - domandarsi: "Ammesso sia effettivamente così... quindi? Cosa si può fare?".

Non mi sento di poter dire "questo è quello che bisogna fare". Questo perchè le variabili costituite dalle differenze tra persona e persona, e situazione e situazione, sono pressochè abissali.
Da parte mia, non posso che dire quello che ho avuto modo di apprendere attraverso le mie personali esperienze: ciò che a volte, nell'indecisione, nella paura, mi fa dire "Sai cosa? Vaffan****, io lo faccio!!".

Quel qualcosa è - ironico quanto ossimorico, me ne rendo conto - un'ulteriore paura. Un altro timore, di senso opposto, ma di intensità più accentuata.

Quello che intendo, in pratica, è: io mi ritrovo in una determinata situazione in cui posso cogliere un'occasione, auspicabilmente a mio favore. Statisticamente parlando, so che le probabilità che la stessa occasione si ripresenti sono abbastanza basse (a seconda della natura stessa dell'occasione).
Quindi, se io non agissi, perderei quella possibilità. E certo come il giorno sussegue alla notte, dopo sentirei un forte rimpianto, una tristezza, una rabbia... tutte dettate dal non essere riuscito a sfruttare l'occasione che mi era stata posta dinnanzi o che mi ero affaticato a creare io in prima persona.

Mi è accaduto, in realtà più volte, ma solo una per cui nutra ancora un vivido e sofferto rimpianto. Quindi so che sarebbe così.

A quel punto non ho che una soluzione: afferro tutto il coraggio che so di possedere, nonchè buona parte di quello che non pensavo di avere, e mi faccio avanti. Faccio quanto in mio potere per sfruttare quell'occasione. Se poi la cosa non andrà comunque a buon fine, poco importa!
Ovvia sarà la delusione, il pentimento iniziale "Non avrei dovuto farlo, adesso ci sono rimasto fregato", ma posso dire con assoluta sicurezza (almeno per quanto concerne strettamente il sottoscritto), che dopo un determinato periodo di tempo, variabile a seconda della situazione, mi sentirò comunque soddisfatto. Soddisfatto per come abbia agito, per come mi sia comportato, sfruttando quella piccola influenza che posso esercitare negli intricati trama e ordito del mondo che mi circonda.

Almeno avrò la certezza. Non nutrirò il rimpianto "Chissà, magari se avessi fatto così, allora le cose avrebbero potuto andare diversamente...". E' il non sapere ciò che è in grado di tormentare i nostri animi* , l'incertezza, il dubbio. Il non poter avere la risposta a certe nostre domande.

Ovviamente quanto scritto vale per me, ma non è necessariamente detto valga per chiunque legga. Quello sta a voi scoprirlo e/o ammetterlo.


*[NdEladrin: sì, "i nostri animi", al plurale. In futuro magari scriverò circa questa mia espressione. Anticipo solo che chi conosce un minimo di Hermann Hesse o fors'anche di Pirandello può già capire di cosa parlo]

sabato 11 agosto 2007

E mi davano dell'insensibile

Con questo post voglio segnare una svolta per questo blog.

Il titolo si riferisce a qualche episodio del passato, in cui sono stato definito direttamente o meno come "insensibile", di fronte ad alcune dimenticanze o notizie.

Non che in genere mi importi molto, devo dire, ma voglio comunque esprimere il mio punto di vista.

Ecco cosa leggo scorrendo i titoli de Il Corriere:
- Livorno, incendio in campo rom: morti 4 bambini
- Sanremo, sgozza per strada la fidanzata
- Uccide la convivente e poi si impicca
- Cade aereo in Polinesia, 20 morti
- Gerusalemme, ucciso palestinese
- Salerno, rissa in discoteca, muore 21enne

Devo continuare? Non credo.

Ora, mi chiedo... come si può reagire di fronte a tutte queste notizie?
E' normale che mi dispiaccia, che mi commuova, che mi inca**i, che mi frustri... ma posso andare avanti così ogni giorno, per tutta la vita?
La mia risposta è: no. Comprendo chi possa arrivare ad additarmi come insensibile, ma sinceramente preferisco cercare di non badare a tutte queste cose. Non fraintedetemi, non significa che non me ne frega nulla, ma semplicemente che cerco di non dispiacermene più di un tot. E sapete perchè?
Semplice: perchè non c'è nulla che io possa fare. A questo punto, lo struggermi non vedrebbe nessun altro punto se non quello dell'abbattermi moralmente e mentalmente, e a lungo andare possibilmente depressione, rabbia, e chissà cos'altro.

Ho una mentalità abbastanza pratica. Ormai sono arrivato alla conclusione che conviene pensare a tutte queste cose come "la norma", e a considerare invece rare le cose belle. In fin dei conti, sono proprio quelle che ci fanno tirare avanti, non credete? Non necessariamente "i miracoli", ma anche le piccole cose, che consistano nel condividere una risata sincera con un amico, o nel constatare come ci siano delle coincidenze talmente grandi nei pensieri di due persone da farti pensare che è probabilisticamente impossibile che qualcosa del genere accada (non è vero, Rory? ;) ).

In pratica, per rifarmi alla morale di una storiella zen, e a quella di un proverbio cinese, preferisco sorridere nell'osservare le piccole cose belle che ciò che mi circonda può riservare. Così come il monaco della storia apprezza la prima fragola della stagione prima di precipitare nel burrone; con quel sorriso che sorge spontaneo al vedere qualche "fiore" perfino sulla strada che conduce agli inferi.

domenica 11 febbraio 2007

Conversione bilaterale luce-materia

Una notizia che devo ammettere mi ha lasciato decisamente stupito: degli scienziati dell'università di Harvard sono riusciti a:

"fermare in un punto un impulso di luce, convertirlo in materia, e riconvertirlo in luce in un altro punto dello spazio distante dal primo."

"l’informazione è trasferita tramite la conversione dell’impulso ottico in un’onda di materia che si propaga tra i due punti dello spazio."

Purtroppo non sono in grado di commentare adeguatamente le possibili implicazioni che tale conquista comporti, e quindi mi limiterò a quanto detto, e a segnalare l'articolo.

Da luce a materia, da materia a luce | Lescienze

giovedì 8 febbraio 2007

Cristalli di neve: gli spettacoli della natura

guardate che spettacolo: snowcrystals.com

quelle che si possono vedere andando su "Photo Gallry I, II e III" sono delle vere e proprie foto fatte a svariati snowcrystals; sono davvero meravigliosi, non è vero? =D

lunedì 5 febbraio 2007

Vuoi vivere due anni di più? Vinci un Nobel!

Devo dire che la cosa mi fa sorridere: per citare l'articolo tratto - come spesso - da Newton, è stata condotta "una ricerca da un professore dell'università inglese di Warwick. Con l'aiuto di un economista che lavora per il governo, il prof. Andrew Oswald ha analizzato i dati biografici di 524 scienziati che tra il 1901 e il 1950 sono stati scelti per un Nobel per la fisica o la chimica."

Sapete qual è stato il risultato della ricerca? Si è visto come chi ha vinto questo magnifico riconoscimento abbia avuto una vita allungata in media di due anni!
Cosa simile per gli attori che vincono un Oscar, per cui l'aumento medio della vita è stato stimato essere di 4 anni.

Il motivo non è accertato, ma si è comunque potuto constatare come riconoscimenti del genere migliorino generalmente il sistema cardiovascolare.

Già più volte in passato si sono osservate le conseguenze dannose che la depressione possa avere sull'organismo e sulla salute; a me pare piuttosto sensato che le cose funzionino anche "al contrario". Ossia, se si conduce una vita di cui si può affermare di andare veramente fieri (dico, vincere un Nobel e rimanere impressi nella storia: se riuscissi in qualche modo ad ottenere anche solo la seconda delle due cose non potrei chiedere altro dalla vita) e ci si sente pienamente soddisfatti, perchè questo non dovrebbe poter far bene all'organismo e alla vita?

Si vedrà il motivo, intanto è interessante soffermarsi sui dati ;)


Ecco il link con l'articolo in questione: "Un premio Nobel allunga la vita"

giovedì 1 febbraio 2007

Scoperta promettente fonte energetica pulita e rinnovabile

Come da titolo: a quanto pare i nanotubi al carbonio - fino ad oggi usati prettamente come conduttori o semiconduttori (caratteristica che in questo caso varia in funzione del diametro e del carattere chiralico del nanotubo) - se irraggiati da semplice luce solare [luce nella regione del visibile, per essere più specifici] sono capaci di convertire tale radiazione in energia, anche elettrica.

Per chi non ha presente cosa possa essere un nanotubo al carbonio, immaginate un lungo (relativamente) tubo costituito da esagoni tutti attaccati l'un l'altro, ai cui vertici vi sono atomi di carbonio; dove la struttura viene a chiudersi c'è un'alternanza di esagoni e pentagoni (come in un pallone di calcio, se volete).

I ricercatori dell'università di Roma Tor Vergata e del Dipartimento di tecnologie e Salute dell'Istituto Superiore di Sanità hanno ossercato come, a livello "esteriore", il funzionamento di questi nanotubi al carbonio sia pressoché uguale a quello delle celle solari in silicio. Ma con una differenza: il costo di produzione. Il costo dei nanotubi di carbonio è significativamente inferiore a quello delle celle solari sopra citate.

Sembra una nuova miniera d'oro, specie dato il periodo che si sta attraversando globalmente parlando; e il fatto che siano stati i ricercatori italiani a compiere questa scoperta mi rende orgoglioso e speranzoso (ricordiamo come l'Italia dipenda per oltre un abbondante 80% dall'energia straniera).

Beh... staremo a vedere. Speriamo che vengano stanziati dei significativi fondi per approfondire questo campo: ne avremmo davvero bisogno!

Articolo Nanotubi, Newton

martedì 30 gennaio 2007

...ma qui si delira...?!?

indico un link circa un possibile provvedimento in Inghilterra che mi fa venire la pelle d'oca al solo pensarci:

Telecamere Raggi-X


Cioè... ma stiamo scherzando?!
Mi pare decisamente che si stia andando troppo sul "trovare qualche colpevole", a discapito dei danni che si arrecano alla stragrande maggioranza di innocenti.

...Davvero, non so che dire. Anche se, per quanto ne so io, i raggi X non permettono di fare propriamente quanto detto anche nell'articolo. Ma la situazione non cambia comunque granché

sabato 27 gennaio 2007

Uomini e donne: tutti uguali? ...a quanto pare no

E' da qualche decennio che ci sono dei dibattiti e dei problemi causati dalla questione socio-politica dell'uguaglianza tra uomini e donne. Si afferma come essi siano uguali, e sotto l'aspetto sopra citato non c'è nulla che mi faccia credere che le donne siano in qualche modo inferiori agli uomini, o cose del genere.

Però vorrei soffermarmi su qualcosa che mi ha fatto riflettere; il tutto è scaturito dalla lettura di uno degli articoli di Newton di questo mese (Gennaio) [N.d.Eladrin: sì, lo so, molti spunti e articoli li prendo proprio da questa rivista, ma non è colpa mia se è fatta bene e tratta molti argomenti interessanti =P].

Allora, miei cari lettori e lettrici (quei due o tre sporadici, per intenderci :P), quante volte vi è capitato di vedere o ancora meglio di trovarvi protagonisti della classica scena "Ma non puoi esserti scordato il nostro anniversario!!" o "Ma sempre ad una sola cosa pensi?!" o ancora "Ma non è vero che parlo troppo!" [per inciso, frasi espresse dalla donna: essendo un uomo ovviamente ricordo tutte le volte in cui mi sono messo a ridacchiare in situazioni del genere].

Ebbene, cari uomini, NON è colpa nostra! O per lo meno non direttamente.

E' scientificamente dimostrato:
- come una donna riesce a ricordare non solo le date, ma anche i più minuziosi particolari di una determinata situazione. Questo perchè il cervello della donna è capace di immagazzinare con maggiore efficacia informazioni a livello emotivo, mentre l'uomo no (e qui va il primo punto, "Ma non puoi esserti scordato il nostro anniversario!!")

- come il cervello della donna e quello dell'uomo siano differenti: innanzitutto, quello dell'uomo vede un numero doppio di neuroni che comandano il desiderio sessuale, rispetto a quello femminile (e qui va il "ma sempre ad una cosa pensi?!").

- una donna usa giornalmente in media 20'000 parole, al confronto delle 7'000-10'000 dell'uomo; non solo la quantità di parole, ma anche la velocità a cui esse vengono "sparate" è diversa: se gli uomini arrivano a 125 parole al minuto, le donne raggiungono il doppio - ossia 250. Inoltre il parlare e l'esprimersi conferiscono piacere praticamente fisico alla donna. Per citare letteralmente l'articolo in questione: "E non parliamo di una piccola dose di piacere; anzi, una valanga di dopamina e di ossitocina, che generano la più alta gratificazione che una donna può avere al di fuori dell'orgasmo" (e qui va anche il "Ma non è vero che parlo troppo!" :P)


Insomma, per trarre le conclusioni: uomini e donne SONO diversi; quindi è inutile e deludente aspettarsi che un sesso si comporti come l'altro. Ovviamente questo è il caso generale; bisognerebbe poi andare sullo specifico considerando vari fattori, quali ad esempio il carattere delle persone in gioco: magari le cose andrebbero a ribaltarsi.

Ad ogni modo: uomini!! Adesso abbiamo qualche argomentazione solida con cui difenderci in casi del genere!! :P

venerdì 19 gennaio 2007

Come se il vizio non fosse pesante di suo...

...ecco come uno studio svolto dall'università di Harvard mostra come il livello di nicotina medio nelle sigarette (ogni tipo in vendita, nessuno escluso), a partire dal 1997 per 7 anni, ha subito un incremento pari all'1,6% all'anno.

Se da un lato le case produttrici avevano promesso di non impegnarsi a pucclicizzare il fumo specie tra i giovani (ai fattori pratici si erano impegnate a non mirare di aumentare il numero di fumatori già esistenti), dall'altro cosa possono fare?
Ovvio!
Aumentano il livello di nicotina nelle sigarette prodotte di ben l'11% in neanche 10 anni! Alla faccia di chi fuma e cerca il coraggio e la forza di smettere, viene in tal modo aiutato nella scelta: con l'aumento della sostanza viene ad aumentarsi la dipendenza fisica dalle sigarette stesse, così almeno si arrendono una volta per tutte e smettono... di cercare di smettere di fumare.

Ed è un fattore medico stabilito come il fumo aumenti le probabilità/predisposizioni nei confronti di praticamente QUALUNQUE malattia, con la sola - strana - eccezione della rettocolite ulcerosa.
...Bah, ecco l'ennesimo caso del "io curo i miei interessi - dove con i miei interessi intendo i soldi che mi entrano in tasca - e me ne frego di quello che succede alla gente".

sabato 13 gennaio 2007

La vernice anti-batterica

Al MIT (Massachusetts Institute of Technology) è stata recentemente creata una vernice a composizione polimerica (catene organiche molto lunghe e spesso articolate, per chi non lo sapesse) che, applicata ad una qualsiasi superficie, la protegge da virus e batteri con un'efficienza osservata pari al 100%.

Questa vernice funziona più in maniera meccanica, se vogliamo, che altro: a livello microscopico, le molecole sono disposte in maniera da formare come degli spuntoni, degli aculei - se volete. Nonostante la caratteristica sia troppo "nel piccolo", perchè noi ce ne possiamo accorgere o avere dei problemi al tatto, a quanto pare lo stesso non si può dire per batteri e virus. Non è ancora certo se il motivo sia perchè questi ultimi non apprezzino tali ambienti, ma per il momento ci si può concentrare sul risultato:

il gruppo di ricercatori in questione hanno lasciato che dei patogeni comuni (Escherichia coli e Stafilococcus aureus e il virus dell'influenza) si depositassero su dei bicchieri dipinti con la vernice in questione. E' stata osservata - come anticipato - un'efficienza del 100% nell'eliminazione dei piccoli bas***di.

Si possono immaginare le varie applicazioni: da oggetti di uso comune, a - forse - utensili medico-chirurgici, e chissà quant'altro!


Essendo uno studente di chimica non posso che dire...

Polimeri: Whoooo hoooo!! :D

(Riporto il link: vernice polimerica)

Ed ecco un altro motivo per cui ringraziare Madama Scienza

Una volta lessi un detto, che faceva più o meno "l'uomo raggiunge la maturità sessuale a 18 anni, la donna a 30. Non ci vedete nulla di ironico?".

Questo non c'entra direttamente con quanto sto per dire, ma ciò non toglie il fatto che ci saranno un bel po' di uomini che ringrazieranno la chimica e la medicina: Pillola desiderio femminile

Una donna su cinque soffre di un calo della libido, stando a quanto leggibile nell'articolo, e questa nuova pillola andrà ad agire sull'apposita zona cerebrale, risolvendo la situazione.

Anche se, se devo dirla tutta, in questo campo c'è qualcosa che proprio mi lascia perplesso circa pillole et similia.