lunedì 1 novembre 2010

Letting go...

Sto proseguendo verso la fine di un altro grosso capitolo della mia vita. La mia laurea scandirà la fine di un percorso che mi ha formato in quanto scienziato, ed in quanto uomo. 

Ovviamente non sono state soltanto le lezioni e gli esami a far ciò. Ma pensando a tutto ciò che ho passato negli ultimi 5 anni... non riesco ad abbracciare nemmeno sforzandomi tutto quello che è accaduto, che ho vissuto. 
Amori passati spenti del tutto, con le ceneri sparse al vento; un ambiente nuovo con cui mi sono scontrato e al quale mi sono dovuto adattare; molte persone nuove incrociate lungo il mio cammino, alcune più significative di altre; vecchie amicizie rafforzate, a prescindere dalle distanze e dal numero di incontri; intime relazioni nate, cresciute, e spentesi. 

Esperienze che mi hanno fatto ridere fino a perdere fiato, ed altre che mi hanno fatto piangere e gridare di una angosciosa disperazione. Giornate in cui mi addormentavo bagnando il cuscino di lacrime di gioia, e altre in cui finivo la giornata accoccolato su me stesso in preda alla più opprimente solitudine. 

Le nozioni sono davvero insignificanti: quello che davvero conta è ciò che si E', non ciò che si sa. 

In questi anni, ed in particolare nell'ultimo, mi sto ritrovando a vedermi con occhi nati da molte persone con cui ho occasione di confrontarmi. O, meglio, a vedermi attraverso gli occhi di chi mi sta di fronte, sia questo uno sconosciuto barbone che dice di essere un veterano del Vietnam e di aver conosciuto personalmente il presidente Reagan, oppure quelli di un'amante tenera che ha troppa paura di un mio giudizio per aprirmisi, oppure ancora quelli di amici di una vita, compagni di sempre. 

Sono sempre stato estremamente severo con me stesso... anzi, lo sono ancora. Eppure mi sto iniziando a rendere conto che il mio giudizio è spesso davvero molto duro, senza che mi mostri quella comprensione e gentilezza che non mi manca mai per gli altri. 
Ma è proprio per questo che sto iniziando a rendermi conto di ciò che davvero voglio, e di ciò che credo in un qualche modo di "meritare". 

Il sacrificare qualunque cosa - studio, amicizie, lavoro, riposo... - pur di parlare un po' con una persona che non mostra segni effettivi né di apprezzare la rinuncia, né di voler rinunciare alla benché minima piccolezza pur di passare del raro tempo con te... che non si preoccupa di mostrare per te nemmeno una traccia della cura che tu ti prendi di lei...
Bene, questo è un qualcosa che non sono più disposto ad accettare. Perché se io do molto, non credo che chiedere almeno un poco in risposta sia sbagliato. 

L'essere dato per scontato può essere un qualcosa di positivo, a suo modo... ma sta iniziando a stancarmi. 
Non credo che si possa fare tutto da una sola parte, in un rapporto qualsiasi. Se dall'altro lato non c'è un qualunque accenno di risposta, insistere è solo cocciuta ostinatezza, e non porterà di certo al risultato che noi vorremmo. 

In tutta sincerità, credo di avere tanto da offrire, e sono moltissime le persone che continuano a mostrarmi che sia così con le loro azioni, oltre che con i loro atteggiamenti e parole, ogni giorno. 


"When I let go of who I am, I become what I might be"

lunedì 13 settembre 2010

Fiume di pensieri

Un mese e mezzo è trascorso dall'ultima volta che mi sono soffermato a scrivere qualcosa qui...

La cosa curiosa è che due o tre volte ho iniziato a scrivere, ma dopo un po' ho riletto, fatto una smorfia, e cancellato tutto. 

Credo non fossi pronto a guardare con sincerità dentro di me, e ad ammettere alcune cose. Non volevo. Ed è questo che in genere lascio che accada, ogni qual volta scrivo qui: tento di fissare in parole quel flusso di emozioni, immagini e pensieri che mi fluisce dentro, disegnando forme tanto differenti quanto originali, e che a volte riesco perfino quasi a percepire nel mio petto. 

Ma in questo caso sono contento, perché questo mio non voler scrivere nulla qui mi ha portato ad aprirmi un po' con una persona che conoscevo da tanto, ma che non sentivo da lungo tempo, e che ha mostrato sorprendenti capacità introspettive, di riflessione, di intuito, di intelligenza e di portarmi a vedere ciò che non volevo. Una ragazza di una cultura diversa dalla mia, dalla nostra, e che - assieme ad altre persone che ho avuto modo di incrociare lungo il mio cammino - mi fa capire quanto sottovaluti determinate culture e nazioni. E così, mentre "insegno" un po' di italiano, apprendendo qualche parola di serbo, mi ritrovo ad avere una mia mentalità radicalmente modificata, senza quasi rendermene conto. 

Nonostante abbia ancora un senso di amarezza che con la calma forte e sempiterna di una montagna si origina nel mio petto, per distendere le ali con l'eleganza e la decisione di una gru, so che sono fortunato. Conosco numerose persone, amici e amiche, che davvero mi danno tanto e a cui, almeno stando a ciò che trasmettono e dicono, anch'io do molto. 

Sarà meglio che mi focalizzi su questo, piuttosto che su ciò che sento mi manchi, non potendo far nulla per questo. E' la natura umana quella di anelare sempre a qualcosa di più, non è così...?

Ma non sarebbe la prima volta che tento di modellare un qualcosa che credo insito in me. 

lunedì 26 luglio 2010

Equilibri, e respiri

Raramente ci troviamo in una posizione di equilibrio.
In genere, tendiamo sempre da una parte o da un'altra, spinti da diversi fattori: sogni, timori, preoccupazioni, desideri, preconcetti, aspettative, influenze.

Cosa succede quando c'è qualcosa che altera questi nostri equilibri interiori? Come reagiamo?

Spesso, un fattore critico in tal senso si rivela la paura: è questa a farci muovere in un senso, o in un altro, e a sbilanciarci in primo luogo. La natura di questa paura sarà differente da momento in momento, da persona in persona, da situazione in situazione, ma si tratta sempre di paura.
Paura di non essere all'altezza, di non riuscire a dimostrare quanto si valga; la paura di voler guardare dentro di noi per vedere ciò che nascondiamo anche a noi stessi; la paura di deludere se stessi, o gli altri; la paura di restare soli; la paura che le cose non vadano come si vorrebbe.

Tutto questo ci sposta da quella situazione di equilibri interiori che io tendo a chiamare "quiete": quella tranquillità interiore nell'approcciarsi a tutte le esperienze che il quotidiano ci offre, dalle più significative ed intense, alle più piccole. Questa quiete non necessariamente è placida: è un sensazione di fondo, capace di mostrare un lato di pura forza e costanza, di velocità ed efficienza, di determinazione e sentimento, così come con serena tranquillità, e sorridente semplicità.

Vi porgo una domanda, adesso. Porgete attenzione:


state respirando, in questo momento?


E' ovvio che la risposta sia "sì", altrimenti non stareste qui a leggere. Ma la mia domanda si spinge un po' più in là: state Respirando davvero? Sono dei respiri brevi, concitati, appena esistenti, o sono dei respiri lenti, più profondi, che assaporano l'ossigeno che l'aria ha da offrirci?

Credo ci sia una stretta correlazione, di natura biunivoca, tra il nostro stato d'essere ed il nostro respiro. Quante volte, in momenti intensi, ci troviamo a trattenere il respiro? Oppure, quando siamo colti da ansia, il respiro si fa forte e veloce, aumentando di ritmo?

Il nostro respiro è un ottimo segnale, a mio avviso, per ciò che davvero ci passa dentro.
Ma non solo: come detto, credo abbia un legame biunivoco con il nostro stato d'essere. Così come questo condiziona il nostro respiro, quest'ultimo può condizionare il nostro stato d'animo.
Non per nulla i cinesi, maestri in arti quali il Tai Chi, indicano con la stessa parola e lo stesso ideogramma "respiro" ed "energia vitale": non c'è una distinzione tra le due cose.

Se il vostro respiro, come spesso il mio, è breve e debole, provate a rilassarvi. Non sforzate il respiro affinché diventi profondo, ma rilassatevi, lasciando andare tutte le tensioni interiori che vi irrigidiscono l'animo, e lasciate che assuma il ritmo che il vostro corpo, la vostra mente, e il vostro animo necessitano.

Se riusciamo in questo, sono convinto che avremo compiuto il primo passo per la comprensione del nostro stato d'animo, per raggiungere quella che io chiamo "Quiete"

sabato 24 luglio 2010

Verso la fine di un'avventura

Tra meno di una settimana farò ritorno in Italia, abbandonando Nashville, TN. 
Sono già passati 6 mesi. Stento a crederci!

Tutti quanti continuano a chiedermi se sono ansioso di partire, o se vorrei stare qui più a lungo... mi sto stupendo nel rispondere loro, con sincerità e semplicità: "No". 

Ed è vero.. più ci penso, più me ne rendo conto. 
Ho una certa agitazione? Sì. 
Ma non vorrei partire immediatamente, come non vorrei soggiornare più a lungo. Sono soddisfatto di come le cose siano, e le vivo per come sono. Sospirare per come vorrei che fossero non avrebbe altro effetto che lasciarmi scappare da davanti queste ultime esperienze che posso vivere. 
Sono qui, ora. E' questo quello che importa, e cercherò di vivere la cosa in questo modo. E quando avrò fatto ritorno vivrò dove sarò, senza permanere - mentalmente ed emotivamente - nei posti che ho abbandonato. 

Alcuni di questi mesi sono stati particolarmente duri ed intransigenti, ma ne ho tratto qualcosa da molti punti di vista diversi. 

Ho già parlato di ciò che ho affrontato e vissuto da un punto di vista personale, e adesso, mentre mi accingo al pianificare i prossimi, ultimi passi della mia carriera accademica, in funzione di un avvio di una carriera lavorativa, mi soffermo a pensare a ciò che ho appreso in questi soli 6 mesi da un punto di vista scientifico-professionale. 

Ho acquisito delle basi teoriche circa il metabolismo di molecole prostaglandiniche e originate attraverso le Cicloossigenasi 1 e 2, e che effetti abbiano alcuni dei farmaci non steroidei che assumiamo tutti i giorni, alcune cose delle quali tanto nuove da non essere risapute da quasi alcun medico. 

Ho appreso molto sullo stress ossidativo, sulle sue dinamiche e sulle sue conseguenze sull'organismo umano: sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista sperimentale, essendo ora capace di quantificarne la portata partendo da campioni biologici. 

Ho utilizzato e fatto manutenzione ordinaria, tutti i giorni, su strumenti dal costo di 200-400 mila dollari, che molti dei miei colleghi coetanei, se non quasi tutti, non hanno mai nemmeno avuto opportunità di vedere, acquisendo così principi teorici ed esperienza pratica con tecniche incredibilmente valide ed ampiamente utilizzate, come la Cromatografia - Spettrometria di massa tandem. 

Ho adoperato tecniche di separazione e purificazione di precise sostanze in matrici quali urine, plasma, piastrine, che vantano migliaia di composti dalla natura diversa in esse. 

Ho appreso un inglese scientifico accurato, e ho dimostrato agli altri e a me stesso la mia capacità di organizzare un progetto di ricerca ex novo senza avere in principio alcuna base su di questo, riuscendo anche a sostenere incontri e a dare spiegazioni a professori e medici che sono stati candidati al premio Nobel, ricevendo i loro complimenti. 

Ho ottenuto dei risultati utilizzabili, e a quanto mi è detto probabilmente anche pubblicabili su una rivista scientifica, in un frangente di tempo che mi era stato detto essere insufficiente per ottenere dei risultati tangibili ed utili, partendo da zero e non avendo nessuno che potesse chiarire molti dei dubbi che sorgevano strada facendo. 


Non sono solitamente qualcuno a cui piace dire ciò che ha ottenuto, conquistato, o che sta per intraprendere. 
"Uuma quena en'mani lle ume, ri'mani lle umaya. Uma ta ar'lava ta'quena ten'irste": "Non parlare di ciò che hai fatto, o di ciò che stai per fare. Fallo, e lascia che parli per sé". 
Preferisco, se possibile, far percepire il mio valore in quanto persona, studente, scienziato, senza vantare una lista di ciò che ho conseguito. 

Però mi arreca una certa soddisfazione, solo per questa volta, esternare e guardare immediatamente davanti a me alcune delle mie conquiste recenti, in vista di eventuali colloqui nel quasi immediato futuro. 

Altri 6 giorni.

...Cercherò di farli valere.

domenica 11 luglio 2010

Un sorriso condiviso con se stessi, in attesa di condividerlo con un'altra

Il sorriso che al momento mi ritrovo sgorgarmi sulle labbra è differente da quello che spesso mi illumina il volto, ultimamente... sebbene, in qualche modo, sia imparentato. 

Mi sono ritrovato, da solo, steso sul mio letto e trasportato da delle dolci e cullanti melodie, a parlare, e a commuovermi. 
Potrebbe suonare che io sia folle, e magari lo sono davvero. Ma se questa è davvero follia, allora la abbraccio con convinzione comunque, perché porta seco un flusso di sentimenti, emozioni, gioia e serenità, di cui credo si possa fare esperienza solo in rare occasioni, all'interno della propria vita. O meglio, che siano suscitate da avvenimenti - o persone - che toccano la nostra vera essenza, quasi come si facciano delle carezze ad un gatto, e questo risponda facendo le fusa. 
E' così che mi sento, sebbene ad un livello più "metafisico". Sento un qualcosa di grande, che mi riempie senza però forzare; come dell'acqua che si adatta ad un contenitore, riempiendolo e dando un senso al vuoto che questo ha. E questo placido lago, che dentro me sta in una quiete nemmeno in apparenza statica, mi avvicina un po' al comprendere il "vuoto" di cui si parla nella filosofia taoista, e nell'arte del Tai Chi. 

Qual è la parte più importante di una tazza? Il contenitore, oppure il vuoto che consente di contenere del liquido?

Qual è la parte più importante di una porta? La struttura solida, oppure la fessura vuota che le permette di aprirsi?

Credo che entrambe le cose, in entrambi i casi, siano importanti. Senza l'una, l'altra non ha senso di esistere e non può adempiere allo scopo per cui è stata ideata, pensata, creata. 


Credo che la stessa cosa valga per noi, esseri umani. Siamo sempre così pieni, carichi, di pensieri, paure, emozioni, desideri, volontà, preconcetti... siamo come una tazza già piena. Ma come potremo lasciare entrare altro in noi, se siamo già così pieni?
Rilassarsi e lasciare andare ciò che non è necessario è la via della Natura. Entrambi il vuoto e il pieno, nel loro avvilupparsi reciproco costante e perennemente dinamico, sono presenti e necessari. 

Se - o quando - riusciamo a far sì che questi e tutti gli altri apparenti opposti trovino dentro di noi un equilibrio, pur sempre dalla natura dinamica e mai statica (nulla è statico, nell'universo), ecco che avremo modo di arricchirci di così tante cose che non pensavamo nemmeno potessero esistere, e potessimo vivere. 


Ecco a quali riflessioni mi conduce ciò che risveglia nel mio animo una persona a me estremamente cara; le parole che voglio dirle, e che al momento posso - o voglio - solo dire a me stesso, ammettendole, ed ammirandole. Parole che sono solo una piccola immagine riflessa e sfocata della realtà che dentro mi respira. 

venerdì 9 luglio 2010

Realizzazioni

Molte persone si trovano bene in mia compagnia, parlandomi, confidandosi, aprendosi... A quanto mi dicono, la mia presenza, il mio ascolto, le mie parole, le aiutano in qualche modo, le fanno sentire meglio.
Questo, devo dire, mi fa sorridere.
Ma dall'altro lato, ultimamente sto constatando una cosa. Quasi la totalita' di queste persone si rivolge a me solo quando le cose non vanno molto bene. Magari si sentono sole, oppure sono preda della confusione; a volte non si sentono motivate, altre volte sono tristi.

Sono contento di poter esserci, per tutte quelle persone, che siano cari amici o conoscenti con cui ho una minore intimita'.

Pero', dall'altro lato, a volte mi sento usato. Perche' non vengo cercato anche quando le cose vanno bene, per condividere un po' di gioia, di soddisfazione, di appagamento... ma solo quando le cose vanno male o sono insoddisfacenti. Esaurisco forse la mia bellezza in quanto persona, una volta passato un periodo del genere? Il mio valore in quanto essere umano?

Devo ammettere che la cosa mi rattrista...

mercoledì 7 luglio 2010

Forza

Negli ultimi mesi, mi sto ritrovando a riconsiderare parecchie cose...
tra queste, ciò che mi fa spesso riflettere, è come stia rivalutando le caratteristiche che rendano una persona "forte". 

Tutti quanti abbiamo in mente un'immagine - o forse più d'una - al pensare ad una persona forte, un carattere forte. 

Cosa viene in mente, a voi...?

A me viene in mente l'immagine di una persona che non si lascia abbattere dalle situazioni avverse. 
Ed ultimamente, quest'immagine si sta mettendo più a fuoco per alcune parti, e modificando del tutto per altre. 


La capacità di sorridere anche - e soprattutto - quando le cose non vanno bene. Cos'è, questa, se non un incredibile segno di forza interiore? Non un sorriso superficiale, soltanto dipinto sul viso. Ma un qualcosa che vibri nel, e per il tuo intero essere; un qualcosa di animato, di contagioso e vivo per chiunque stia anche soltanto a guardarti! 

La capacità di voler essere felici. Non lungo tempo fa pensavo che tutti mirassimo a questo. Mi sto stupendo sempre di più nel constatare come anzi, più spesso che non, sembra che facciamo di tutto per evitarlo. 
Pensate a quante volte vi siete auto-puniti, avete imposto un giudizio severissimo su voi stessi. E anche se gli altri mostravano comprensione e appoggio, voi vi punivate ancora più duramente. Io ho perso il conto di tutte le volte che sono andato incontro a questo spirito. 
La sola intenzione, pura e distillata - per quanto generica - di essere felici... questa, la ritengo ora una grande forza. 

Il guardare direttamente in faccia le esperienze negative, e trarne degli insegnamenti costruttivi. E' una forza che ammiro, in chi la possiede (Ali, questo è il momento in cui dovresti sorridere :P). Ci vuole coraggio per voler affrontare un qualcosa di doloroso, e vigore per persistere al suo peso. 

L'aprire il proprio sé ad altre persone, abbandonando i filtri e le difese che noi stessi applichiamo ed erigiamo. Siano persone, quelle con cui aprirsi, valide... Ma al contrario di un tempo, credo ci voglia più forza nell'aprirsi e nell'alzare le proprie difese, piuttosto che nel chiudersi a guscio e non lasciarsi intravedere da nessuno. Nel secondo caso, si ha troppa paura, che sia del dolore che si potrebbe ricevere, che sia delle potenziali delusioni delle proprie aspettative... o chissà di cos'altro. Nel primo caso, ci si dimostra pronti a sostenere dei colpi, delle ferite, in vista di un qualcosa di potenzialmente più grande.   
Questa è forza. 

Accettare il dolore come una parte integrante della nostra vita. E' attraverso il dolore, fisico ed emotivo, che molte lezioni vengono apprese davvero, solo attraverso di esso. E spesso è più grande la paura di questo che il dolore stesso, ed è questa a bloccarci. Liberi da questa paura, è come se ci svincolassimo da pesanti catene che ci limitano il movimento, o ci paralizzano del tutto. 

Riconoscere ed accettare il flusso degli eventi, lasciando che seguano la propria strada. Per quanto ci si sforzi o lo si desideri, a volte non si può far nulla per modificare l'andazzo di alcune cose. Riconoscerlo, accettarlo, e lasciare che ogni cosa vada per il suo sentiero naturale, è una caratteristica che vedo come di forza intrinseca (sebbene adornata di una vena di ciò che definirei "saggezza"). "Agire con il non agire", secondo la filosofia taoista. Per lasciare andare, a volte, ci vuole più forza di quanta ce ne voglia per restare aggrappati. 

Combattere per qualcosa per cui valga la pena, anche quando tutto sembra andarti contro. Sembra in contraddizione con quanto detto appena in precedenza, ma non lo è. A volte semplicemente non è in nostro potere vedere o sapere come andranno le cose. 
Non mi riferisco a casi in cui ci si rifiuta di vedere una realtà sgradevole, e si continua per la propria strada... ma a quando sembra che tutto ti voglia rallentare o buttare giù, e tu non ti arrendi, credendo che valga la pena provare il tutto per tutto per quel qualcosa che persegui, a prescindere da come andrà a finire. 

Trovare un sorriso per qualcun altro, quando non riusciremmo a trovarlo per noi stessi. Quanto è preziosa una persona così, nella nostra vita! Se riusciamo a trovare qualcuno del genere, qualcuno che volontariamente lasci passare i propri problemi e le proprie complicazioni in secondo piano, pur di tirare su una persona che vede aver bisogno di un sorriso e di un appoggio... dobbiamo fare in modo di tenerla stretta, e di apprezzarla. 


Tutte queste sfaccettature, ed altre ancora che al momento non prendono forma nella mia mente, ora vedo come "forza". 
E io sto cercando di sviluppare tutti questi raggi di questa virtù, di questa capacità. Spero che dei risultati siano già concretizzati... quello solo voi potete dirmelo. 

E anche se non dovesse essere così... allora sorriderò, e continuerò a provare!

martedì 6 luglio 2010

Davanti ad uno specchio

E' il 6 luglio 2010. Mi sto ritrovando ad oggi senza che me ne sia reso conto... time flies indeed. 
Sono dunque nel capitolo finale di questa mia avventura americana: meno di un mese, e sarò in partenza per l'Italia, maturato da alcuni punti di vista, cambiato da altri. 

Eppure, devo quasi sforzarmi per ricordare di prima che venissi qui; come mi sentivo, cosa mi accingevo a fare, a cosa miravo. 
Ricordo ancora l'esaltata paura che mi attanagliava le viscere, in aeroporto a Milano. Il sorriso malinconico e commosso al leggere tutti i messaggi di auguri per una bella avventura di tutti gli amici. L'infantile stupore al ritrovarmi per la prima volta, e da solo, in quella realtà in immensa scala che sono gli Stati Uniti. Il piacere del vagabondare per strade sconosciute, con il rischio di perdermi, non appena giunto a Nashville. L'affaticamento mentale dopo intere giornate spese a seguire discorsi in inglese circa argomenti che avrei faticato a seguire anche in italiano. I sogni e le aspettative iniziali che si sono scontrati con una realtà del tutto differente da quella anticipata. Il forte desiderio di mostrare quanto valessi. La fine di una relazione che ancora, a tratti, mi tormentava. L'intenso senso di opprimente solitudine che avvinghiava il mio essere nella sua interezza, e l'indurirsi del core della mia persona in risposta. La decisione di focalizzarmi sullo studio e sulla ricerca, qui. 

Un timido bagliore che si fa strada con aria riservata all'interno della mia vita; un bagliore conosciuto, ma stavolta da una prospettiva del tutto differente ed inaspettata... Avevo dimenticato, o meglio, avevo voluto dimenticare quanto calore potesse portare qualcosa del genere, se glielo si permette. 

Ho accettato tutto ciò che le mie decisioni hanno comportato, sia nel piccolo, che nel grande. E da uomo che raramente lo è, mi ritrovo ad essere orgoglioso di questo. 
Ho accettato - ed abbracciato - la tristezza più profonda, la solitudine più obliante, lo scontro con il pregiudizio, la mancata comprensione, l'abbattente frustrazione; così come la gioia per il cantare, la soddisfazione nel riuscire nel nuovo, la commozione al piccolo gesto di gentilezza di un estraneo, l'empatia per l'emarginato che mi ringrazia per essere stato ad ascoltare le sue storie. 

Il mio mondo, quasi nella sua interezza, è stato distrutto per essere ricostruito in maniera differente. Plasmato, o per lo meno influenzato, da moltissime persone. Alcune che non conosco né conoscerò mai, altre che ho imparato a conoscere, altre ancora che conosco da sempre. 
Mai come ora la vita mi è parsa come una spirale: l'Indipendence Day parlavo, davanti ai fuochi d'artificio, con un mio amico. Mi diceva di come la vita e l'universo abbiano una natura circolare. Potrebbe apparire così, come gli ho risposto, da una prospettiva. Ma se ci si sposta, allora si vede che c'è un'altra dimensione, e fors'anche un'altra ancora. Ciò che prima sembrava un cerchio, diventa una spirale, che si sviluppa lungo la dimensione del tempo. A volte zig-zagando, a volte andando dritta anziché curvare, tutto ciò perché non riusciamo ad accettare delle situazioni, e ad adeguarci ad esse. 

Posso affermare con una certezza rara di essere una persona incredibilmente diversa da quella che è partita per gli Stati Uniti, ormai oltre 5 mesi or sono. E nel guardare questa nuova persona, che porta comunque ancora i segni della vecchia, sono compiaciuto: mi piace la direzione che ho preso, e che continuo ad intraprendere passo per passo. 

Ma sono altresì cosciente di come il mio merito sia ben poco: se non ci fossero state quelle persone, non sarei quello che sono ora. 

Mi impegno, qui ed ora, a ringraziare personalmente tutti voi. E non solo con una semplice parola, per quanto possa essere sincera, sentita e forte; ma ringraziare ripagando dieci, cento volte tutto ciò che mi avete dato, se ne avrò le capacità. 

Ora, mi ritrovo ad amare la vita. 
E mi sto rendendo conto di come questo stia portando la vita ad amare me

sabato 19 giugno 2010

La velocità nel tendere verso qualcosa


Ogni giorno, tutti quanti affrontiamo dei dubbi. Piccoli, grandi, dalle conseguenze immediate o remote, leggére o pesanti. 

E' la vita, ed è una sorta di prova costante, se così la si vuole vedere. 

E vi dirò, tutto sommato mi piace. Ogni scelta è una possibilità per dimostrare chi sei, a te stesso prima che agli altri. Dimostrare quello di cui sei capace, quello che puoi riuscire a conquistare. Imparare a conoscere i tuoi limiti, fino a dove ti spingeresti per ottenere qualcosa. 

Insomma, conoscere te stesso. 

Se non ci sono ostacoli sul tuo cammino, non imparerai mai quanto in alto riuscirai a saltare; o più semplicemente se tornerai indietro, o preferirai aggirare l'ostacolo. 


Per nostra natura siamo marcati dal dubbio, dalle incertezze, dalle paure, dalle aspettative, dai sogni, dagli incubi. Tutte queste cose ci avviluppano in un tornado di emozioni, la cui summa non sempre tende con decisione, chiarezza e linearità verso un qualunque punto; spesso zig-zaghiamo, o ci fermiamo, o continuiamo a guardarci attorno alla ricerca di certezze o indicazioni. 
Ancora una volta, tutto questo è normale. Direi che può anche essere un bene, a volte. 


Ma oggi sto sperimentando un qualcosa di estremamente diverso... un qualcosa che ho percepito nascere in me in quest'ultimo periodo, e che però ora sta raggiungendo il suo culmine. 
Sento come tutto il mio essere, con ogni sua singola fibra, corporea e non, tenda in un'unica direzione. Non ci sono paure, non ci sono dubbi, non ci sono sogni... o meglio, ci sono tutte queste cose, ma in questo momento le vedo spazzate via dall'intensità di questo anelare. Tutto ciò che c'è è l'irrefrenabile desiderio di perseguire quella strada. 

E sebbene mi stia sforzando di tenere a mente che per il momento non POSSO perseguire questa strada, più per motivi pratici che di altra natura, mi sembra come il tentare di tenere a bada un cavallo imponente dal manto nero e lucido che voglia liberarsi dalle briglie che lo legano e costringono. 

Non rimpiango nemmeno per un istante la situazione in cui mi trovo, ma non mi piace il dover tenere a freno delle intenzioni così chiare, nette, ben definite ed orientate verso un unico sentiero: voglio passare delle giornate assieme ad una persona, senza alcuna meta o scopo, ma semplicemente perché voglio condividere del tempo con lei, al suo fianco. 
Per una volta, nella mia vita, non procedo in base ad una pianificazione ben studiata, ad un percorso più o meno abbozzato: nutro piacere e felicità nel godermi ogni singolo passo della strada con questa donna, non curandomi di quale la meta sarà, fintantoché - questa volta inteso in senso più metafisico - lei starà al mio fianco, ed io al suo. 


Ma non posso che accettare la situazione, ed agire non appena sarà possibile ed opportuno. 

E fare in modo che questa non sia soltanto un'attesa in funzione di quel momento, ma un qualcosa di proficuo. 

sabato 12 giugno 2010

Rivolgendo lo sguardo al nostro io interiore...

...Che cosa si vede...?


...Cosa si sente...?


...Cosa si percepisce...?

Rivolgiamo gli occhi della nostra mente, focalizziamo la nostra attenzione, verso il nostro essere più profondo. 

Di momento in momento, svariate sensazioni mi passano dentro. E' difficile descriverle, ma nel globale è un qualcosa di bello, di sereno. A tratti un qualcosa di giocoso e scherzoso, quasi come un ragazzino che ride e si diverte facendo i dispetti; a tratti un qualcosa di più saldo, di forte nella sua calma e quiete, e con un sorriso di chi accetta le proprie capacità e le impossibilità della propria vita. 


E' da molto che non scrivevo, per lo meno secondo gli standard a cui mi ero abituato. E credo che il motivo sia principalmente uno: tutto ciò che ho intenzione di esternare, lo sto già facendo in altro modo. 
E' incredibile i cambiamenti che una persona può apportare, nella tua vita, se ti apri a questa possibilità e glielo permetti; quello che ti può donare, quello che puoi dare a tua volta... 

Mi ritengo di una fortuna davvero rara. Che una persona riesca a farti sorridere per un'intera serata dopo soltanto dieci minuti di conversazione al telefono, nonostante ci sia un oceano a separarvi... ha davvero dell'incredibile, se mi soffermo a guardarlo con gli occhi del bambino che è in me. Ed è proprio questa persona che mi ha dato spunti di riflessione per molti dei post precedenti, e che continua a fornirmene costantemente. 
Ma anziché scrivere qui ogni cosa, mi sto ritrovando ad evolvere il modo in cui rispondo: lascio al tutto il tempo per maturare, per poi esternare con lei ciò che ho realizzato e continuo a scoprire giorno dopo giorno, parlandole, sorridendole, ricordandole che continuo a pensare a lei e che in un qualche modo è diventata parte stessa di me. 

E ci sono ancora tante cose che mi renderebbe felice esprimere, ma c'è un momento più adatto di altri per ogni cosa, e aspetto di avvicinarmi a quello il più possibile prima di farlo. 
E per di più, la cosa che mi stupisce è la serenità che c'è in me nell'attendere e nel contribuire lentamente a creare quei momenti; ma non per merito, ma semplicemente perché ogni singolo istante, ogni chiacchierata, ogni messaggio, ogni pensiero... tutto quanto mi riempie e fa sorridere una parte di me solitamente nascosta anche a me stesso. 
Riuscire a godersi un tragitto, anziché essere concentrati solo sulla meta...
La felicità è un percorso, non un traguardo. Per lo meno se lasciamo che così sia. 

Ed una persona, questo, me lo sta mostrando ed insegnando con un'efficacia che spesso non riesco nemmeno a realizzare in pieno. 

Il vero valore di una relazione sta nel permanere di ciò che ti è stato dato, anche se e quando l'altra persona non è lì al tuo fianco: non è una dipendenza, un appoggio. E' un imparare a camminare insieme, al principio sostenendosi l'un l'altro, per essere poi capaci di andare avanti da soli. Eppur godere della vicinanza reciproca, non perché sia necessaria per non perdere l'equilibrio, ma con estrema e pura semplicità perché... è bello. 

Non esiste una parola che possa farsi carico dell'intensità di ciò che vorrei esprimere... per cui dovrò limitarmi a ricorrere alla parola più prossima, e all'esprimere in tutti i modi in cui potrò mai farlo ciò che dentro mi respira.

Grazie, Ali

mercoledì 26 maggio 2010

Following the train of thoughts



Mi sta piacendo il mio tempo qui a Nashville?
Non particolarmente. O meglio, ci sono delle cose di questi mesi che mi hanno fatto tremare dall'emozione, ridere, piangere, incazzare... ma curiosamente non sono legate ad esperienze che sto avendo qui, ma a persone con cui mi mantengo in contatto nel vecchio continente. 


Ciò non vuol dire che mi penta della mia scelta: anche nei momenti in cui mi sentivo disperatamente solo, ed abbandonato a me stesso, non mi sono mai pentito del mio essere venuto qui. Sto realizzando molte cose di natura pratica, e credo che sia proprio la partenza e la distanza prolungata che abbia avuto delle conseguenze su molti dei miei rapporti. Chi ha deciso di troncarli in maniera brutale, chi invece continua a farsi vivo nonostante gli impegni anche solo con una mail ogni settimana, chi invece ha iniziato ad essere coinvolgente parte della mia vita, più di quanto lo fosse già prima. 


La distanza di per sé non è né un ostacolo, né un qualcosa di costruttivo: è una situazione, uno stato. Siamo noi a decidere cosa farne. Avere una delle persone che ami davanti a te, e poterla abbracciare, poterle sorridere, poterle essere fisicamente accanto e stare lì in silenzio al suo fianco quando ne abbia necessità... non rinuncerei mai a tutto ciò. Ma al contempo è vero che basta pensare ad una persona per esserle vicino. E la tecnologia di oggi ci consente di comunicare e di vederci in tempo reale anche se si è da parti opposte del mondo! 
E' solo questione di vedere chi tiene davvero a te. Perché se qualcuno ti ama (amore in senso lato e stretto), allora farà in modo di farti sapere che ti sta pensando; e se la ami a tua volta, non ci sarà nemmeno bisogno di un modo per fartelo sapere, la certezza danzerà già dentro di te alle note di una musica allegra e confortante. 


Siamo noi a decidere cosa trarre da ciò che ci accade. Siamo noi a stabilire se un'esperienza sarà dalla semplice natura devastante, oppure di una distruzione fertile, atta alla costruzione di un qualcosa di nuovo e di più magnificente. 
Ad ogni cosa triste, ingrata e deleteria che ci accade, possiamo stare a compatirci, a lagnarci, a piangerci addosso a tempo indefinito... oppure possiamo vivere il nostro momento di lutto, e andare avanti apprendendo ciò che di costruttivo può esserci. 


Nulla è estremizzato: non esiste alcuna cosa o persona che sia solo bene, né alcuna cosa o persona che sia solo male. 


Anche sulla strada verso gli inferi, un fiore può farti sorridere. Tanto magnifica è la natura umana! Ma se ci rifiutiamo di vedere, e chiudiamo occhi e mente al mondo che ci circonda, come potremo mai vedere quel fiore?
Curiosamente, a volte bisogna accettare il brutto di un qualcosa per ammirare il bello che vi alberga. 



venerdì 21 maggio 2010

Focalizzazione

Concentrarsi su una sola cosa, all'interno della propria vita, puo' risultare rischioso.

Riporre tutte le proprie speranze, le proprie aspettative, le proprie energie ed il proprio tempo in soltanto un aspetto, un campo, una persona... non solo e' estremamente limitante, ma puo' risultare davvero distruttivo.

E' vero che, impegnandosi a fondo e concentrandosi solo su di una cosa, allora questa tendera' ad andare bene. Ma non e' necessariamente cosi'.
Cosa succede, se si concentra tutto cio' che si ha e si e', e l'unica cosa che esiste nel nostro mondo crolla? Se quel qualcosa dovesse andare male?

Si cade. Si precipita, in una voragine con un fondo tanto distante da farti temere che non ve ne sia alcuno.

Credo sia per questo che molta gente ricorre al suicidio. E' una maniera per sfuggire all'unica cosa che resta dopo di cio': il dolore.
Se il tuo mondo, la tua vita, consistono in un lavoro, in una relazione, in una passione... se quest'unica cosa ti verra' a mancare, allora l'intera tua esistenza perdera' di significato: il tuo mondo sara' ricoperto da una densa e fitta oscurita', opprimente, che ti gravera' addosso fisicamente come se avessi un'incudine sul petto, e qualcuno persistesse a martellarvi sopra.

Non e' una situazione da cui si puo' uscire solo e necessariamente sconfitti, ma non e' affatto facile tirarsene fuori. Dover rivalutare fin nel profondo quella che e' stata la tua concezione della tua vita e del tuo mondo non risulta intuitivo, specialmente se si considera che piu' a lungo si soffre, piu' si tende a sviluppare un senso di "piacere" nel soffrire.

Per cui, quello che credo e' che bisogna evitare di funzionalizzare la propria vita solo su UNA cosa, per quanto grande, bella e gratificante possa essere.
Non solo per evitare un'eventuale sofferenza nel caso dovesse venire a mancare, ma anche perche' siamo esseri polivalenti, con attitudini ed interessi molteplici. Non e' nella nostra natura ne' nel nostro bene chiuderci all'universo che ci circonda e che ha cosi' tanto d'altro da offrirci, se solo apriamo gli occhi e ci guardiamo attorno.

martedì 11 maggio 2010

Quiete

Respiro. 
Respiri lenti, calmi e profondi. Come dei gravi rintocchi di campana, al cui susseguirsi ci si ritrova ad adattare tutte le proprie abitudini. 
Inesorabili, ben scanditi. Alla fine dell'eco di uno, ne nasce un altro, in un continuum senza inizio e senza fine. 


A questo respiro si associa uno stato d'animo quieto, ma al contempo di una sicurezza salda, secolare, com'è la natura dell'acqua abbandonarsi verso il basso, e del fuoco arrampicarsi verso il cielo. 


Un sorriso, nato dalla parte più intima ed interiore, maggiormente radicata, che affluisce nel mio animo e sgorga nei miei occhi e sulle mie labbra. Una parte di me che riesco quasi a toccare e a localizzare, lì, nel mio petto. Un qualcosa a cui riesco ad appoggiarmi, che mi sostiene e mi dà forza. 


Quiete. Serenità. Forza del non agire. 


Quando senti di non aver bisogno di cantare, perché il canto è già pago dentro di te, e lì si ristora e vortica, si innalza, gioca e danza baldamente, a tratti adagio, con calda seduzione, a momenti focoso e traboccante di vitalità. Permea il tuo essere. Ogni singola fibra, ogni singolo pensiero, ogni singola emozione.  


Quando senti il tuo stesso essere vibrare, ed anelare verso qualcosa che dà nuovo significato a ciò che vivi, ciò che vedi, ciò che fai. Come il ricercare un oggetto celato nella penombra di una stanza, alla ricerca della sua sagoma, quando un'improvvisa luce si dirada, non solo illuminando ed indicando l'oggetto che cercavi, ma al contempo facendo apparire ai tuoi occhi un intero mondo all'infuori della stanza. E tu resti lì, in silente contemplazione, incapace nel tradurre in parole ciò che davvero ti scorre dentro. 


Ecco ciò che questa sera sto vivendo. 


Tutto ciò perché ho realizzato l'importanza di qualcosa - di qualcuno. 


E sorrido, mentre il mio cuore concepisce delle singole lacrime, che vengono tradotte in realtà dai miei occhi neri. 

martedì 4 maggio 2010

Ammissioni

Un periodo della mia vita è finito.

Non c'è nulla da aggiungere, da argomentare, da controbattere.
E' il corso naturale delle cose: una nascita, una crescita, una stasi, una decrescita, una fine. Da qui, si ricomincia, in quello che è un cerchio sempiterno.

Pensavo di essere capace di accettare "statements" del genere con tranquilla serenità. E mi piace pensare che spesso lo sono.
Solo che alcune volte non vogliamo che alcune cose vadano incontro ad una fine, non importa quanto a lungo tu possa prepararti. Quando le cose vanno bene, anche se sei cosciente di essere lontano dalla vera felicità, cerchi comunque di conservare lo status quo, e a quanto pare io prendo molto peggio di quanto pensassi un'alterazione di quest'ultimo. Un'alterazione che in qualche modo anch'io ho contribuito a creare e a far maturare.

Piangermi addosso, no, non sono il tipo. Ho comunque vissuto appieno tutta la tristezza, tutta la rabbia, tutta la frustrazione e tutta la perforante infelicità che lo svilupparsi degli eventi mi ha gettato addosso.
C'è un tempo per piangere, ed uno per sorridere.
Ma mentre non possiamo - né dobbiamo - cambiare in alcun modo questa verità, possiamo influenzare la velocità con cui queste candele bruciano dentro di noi.
Possiamo compiangere una perdita in maniera piena e sofferta in un solo istante, così come tutta una vita.

Non è facile, ma è possibile. Ne abbiamo tutti le capacità.
Ma a volte è difficile trovare il desiderio di smuoversi dallo stato attuale delle cose. Per di più, la tristezza e il compiangersi sono dei mostri che si auto-alimentano: più si lascia loro fare, più continueranno a crescere, e più difficile sarà fermarli e prendere un'altra strada.

Per cui, troviamo la forza di vivere i nostri lutti personali, ma anche di lasciarli andare.


Un periodo della mia vita è finito.
Un altro finirà presto.


Ma per ogni fine, c'è un nuovo inizio; e così come al giorno sussegue la notte, alla notte sussegue un nuovo giorno.

Facciamo sì che questo inizio sia un qualcosa di bello, proficuo e affascinante.
Per noi...

sabato 1 maggio 2010

Sorriso

E' incredibile l'effetto che le altre persone siano in grado di sortire in noi, se lo permettiamo loro.

E' vero, a volte sono capaci di infliggerti indescrivibili sofferenze... ma altre volte sono capaci di donarti un sorriso sincero e che affonda le radici fin nella tua vera esistenza.

Delle cose tristi accadono finanche con eccessiva frequenza nella nostra vita.
Esistono vari modi per reagire a queste, ed ognuno sceglie il proprio in base al momento, alla situazione, al proprio carattere e spirito.

Ma negli ultimi anni mi sto rendendo conto di quanto possa fare bene al proprio animo stare in mezzo a delle persone, e non tendere all'isolamento. Sono sempre stato più tendente verso quest'ultimo, in risposta a qualcosa di negativo. Ma quando si ha la fortuna di avere accanto a sé (in senso fisico o metaforico) persone che non solo ti possono aiutare, ma vogliono farlo di loro iniziativa, perché lo starti al fianco arreca loro contentezza... beh, saremmo degli sciocchi se non approfittassimo del conforto che tali persone possono donarci.

E lo dice un ragazzo che ha vissuto l'intera adolescenza tenendosi distaccato il più possibile dal contatto emotivo con gli altri.

"Un amico è colui che conosce la canzone nel tuo cuore, e la canta quando sei devastato".

Se abbiamo la fortuna di avere tali persone, nella nostra vita... facciamo di tutto per non farle sfuggire.

"Non importa quanto distanti siamo: i legami che abbiamo creato resteranno forti. I cuori di tutti sono collegati alle persone che conoscono e di cui si fidano. Sono quei legami che fanno sì che ci mettiamo alla ricerca dei nostri scopi nella vita. Fintantoché sono scopi in cui credi, ci sarà sempre qualcuno che ti aiuterà ad adempierli... tu, io, e tutti quanti".

Non ci sono barriere, se non quelle che erigiamo noi stessi.

giovedì 29 aprile 2010

Meraviglia

Stamattina, camminando, mi sono soffermato un istante. Mentre una leggera e delicata brezza mi abbracciava e cullava le foglie degli alberi e i fili d'erba, mi sono fermato un attimo a guardare proprio questi ultimi.
Una realizzazione mi ha colpito, non solo intaccando la mia coscienza piu' esterna, ma raggiungendo piu' in profondita'.

Quanto e' meravigliosa la complessita' e la bellezza del mondo che ci circonda!

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Spesso noi scienziati veniamo visti con occhio diffidente. Come se studiassimo ed incentrassimo la nostra vita su qualcosa di bizzarro, da cui sarebbe meglio stare lontani, che dovrebbe quasi intimorire.

Un'altra accusa che ho sentito lanciare generalmente verso questo gruppo a cui pian piano mi ritrovo ad appartenere sempre di piu', e' quella che "sviliamo la natura, il creato, l'esistenza, e tutto cio' che esiste, banalizzandolo, riconducelo ad una o piu' sterili formule matematico-fisico-chimiche".

Evidentemente il fatto che bisogna passare anni a studiare, prima di avvicinarsi soltanto ad un comprensione minima di cio' che e' il mondo che ci circonda, non suggerisce che non e' propriamente cosi' .

Chi non riesce ad ammirare la bellezza di un qualcosa, non conoscendolo, magari guardandolo con disprezzo e superiorita', non dovrebbe accusare e puntare il dito contro chi invece ha gli occhi adatti per riuscire in tale impresa.
Cio' che molti chiamano "formule matematiche" o "disegnini chimici" o "geroglifici incomprensibili", sono un indicatore di un qualcosa di piu' vasto e profondo. Sono un linguaggio, un modo attraverso cui leggere, interpretare e magari comprendere la realta' che ci circonda; questo a partire dalla semplice lista della spesa, alla descrizione dei mutamenti della vera essenza della materia stessa.

A molti potranno sembrare "sterili", ma non per questo lo devono essere per tutti.

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Il profumo di un prato appena tagliato mi ha fatto realizzare un qualcosa di apparentemente banale.
Si taglia l'erba perche' continua a crescere.

Si taglia, lei continua a crescere.

Da un punto di vista caratteriale, non posso che ammirare un comportamento del genere.

Sfido chiunque non abbia delle discrete basi scientifiche ad essere stupito del fatto che l'erba cresca.
Abbiamo idea di cosa effettivamente succeda? Cosa ci sia dietro a questo "semplice" fenomeno?

Le piante, che riescono a raccogliere ed immagazzinare l'energia del sole come noi stiamo tentando di fare da svariate decine da anni senza avvicinarci alla loro efficienza, tramutano acqua, anidride carbonica e nutrienti (zuccheri, amminoacidi...) raccolti dall'aria e dal terreno in strutture polimeriche incredibilmente lunghe e complesse che noi chiamiamo "foglie", "corteccia", "rami", "radici", "petali". E questa e' solo la parte piu' superficiale!

Un processo tale non ha nulla da invidiare alla costruzione di un qualcosa di tanto epico come il Pantheon, il Partenone e il Colosseo!
Cio' che e' necessario per passare da costituenti "banali" come quelli su citati, a strutture cosi' magnificamente complesse e' un qualcosa di stupefacente...


Nessuno dica che la scienza svilisce l'universo che ci circonda. Se davvero tutti ci aprissimo a questa possibilita', proprio attraverso un linguaggio e delle conoscenze scientifiche, arriveremmo ad ammirare e riverire perfino le piu' semplici delle cose.

E intanto, io mi innamoro del mondo attorno a me.

mercoledì 28 aprile 2010

Focus

Sto passando un periodo che mi sono probabilmente andato a cercare da solo.

Non rimpiango la serie di scelte fatte. Le esperienze che ho vissuto e sto vivendo mi stanno aiutando molto, formandomi dal punto di vista personale e professionale.

Al momento mi ritrovo senza alcun amico nel raggio di svariate migliaia di miglia; non ho una ragazza al cui fianco stare, e che stia al mio. Non ho trovato alcuna attività sportiva che risvegli il mio interesse.

L'unico aspetto che posso coltivare in questi mesi - oltre al confronto con altre persone di mentalità e cultura di impronta differente - è quello culturale e di preparazione dal punto di vista scientifico.

E sia. Imparerò tutto ciò che potrò imparare, sperimenterò tutto ciò che potrò sperimentare, studierò ciò che avrò la possibilità di studiare.

Non sono il tipo che sta a piangersi addosso, o che si lamenta, specialmente sapendo che sono state le mie decisioni a portarmi dove sono ora. L'allontanamento emotivo prima ancora che fisico dalla mia ormai ex-ragazza, la difficoltà del mettermi in contatto con i miei amici a causa del fuso orario, l'alta improbabilità di poter tornare nel posto che più si avvicina a "casa" fintantoché questa esperienza non sarà conclusa.
Ho sempre saputo che tutto ciò sarebbe stato presente. Speravo magari che su qualche altro fronte le cose sarebbero andate meglio, qui, ma ero cosciente del rischio che non prendessero quella strada.

Ma non ce la farei a stare dei mesi senza avere un focus, un obiettivo, una motivazione. Mi sembrerebbe di essere sballottato in balia degli eventi, perdendo del tempo della mia vita e giovinezza. E per quanto mi piaccia godere del tempo libero e rilassarmi, l'ozio ed il perdere tempo sono cose differenti.

Per cui, mi concentrerò su ciò che ho di tangibile davanti a me. Non voglio arrivare a pentirmi di non aver sfruttato delle opportunità più uniche che rare.

domenica 25 aprile 2010

Enough


Capitano momenti, giorni o periodi tristi. Momenti in cui le lacrime ti riempiono gli occhi fino a che questi non sono ricolmi di esse. Momenti in cui non vorresti fare altro che urlare con tutto il fiato che hai in corpo. Momenti in cui vorresti semplicemente lasciarti cadere, e non pensare più.

E' normale.

Però...
Però non è detto che si debba accettare la cosa.
Non è detto che ci sia la necessità di accettare l'essere così triste, scosso e furioso.

"Kanashimi ikari chikara ni kaete": trasformiamo questa tristezza e rabbia in forza.
Serriamo la mascella.
Socchiudiamo gli occhi.
Stringiamo i pugni.
Aggrappiamoci a ciò che di saldo c'è in noi e nella nostra vita.

E sorridiamo, tenendo lo sguardo alto e fiero. Quando le cose vanno male, non c'è nulla di così soddisfacente, gratificante e glorioso come il guardare la situazione dritta in faccia, a volto alto, e sorridere di un sorriso profondo, sincero e convinto.

Non mi farò abbattere. Non da così poco.

A volte è necessaria la forza di dire: "è abbastanza!"

venerdì 23 aprile 2010

Summa

Ed eccomi qui, dall'altra parte del mondo rispetto a dove sono nato e cresciuto, affrontando ogni giorno quesiti ed argomenti che fino a qualche anno fa' mi sarebbero parsi "gibberish".

Ricordo quando, con uno dei miei piu' cari amici, si stava seduti in macchina, bevendo una birra, e immaginando cosa il futuro ci avrebbe riservato. Eravamo agli ultimi anni delle superiori, allora, armati di tanti bei sogni e desideri, ma di meno spirito pratico.

Devo ammettere che nemmeno dopo centinaia di tentativi sarei riuscito ad immaginare una situazione simile a quella attuale. Avendo appreso tutto quello che ho appreso, avendo vissuto tutto cio' che ho vissuto, avendo preso le decisioni che ho preso.

E' buffo. Mi ritrovo a ridere al pensare a quel ragazzino di 17-19 anni, per cui il solo andare via dalla sicilia era una grande conquista. Mi sembra un po' come quando si vede un bambino restare sorpreso per eventi di tutti i giorni.
La cosa mi fa sentire piu' vecchio di quanto in genere mi senta.

Dentro mi sento spesso come un ragazzo che non ha ancora realizzato nulla, e che ha ancora un universo di cui fare esperienza e da apprendere. Altre volte, specialmente al confronto con alcune persone, mi sento particolarmente precoce, come se fossi saltato direttamente alla fase adulta senza godermi le bellezze spensierate che l'adolescenza puo' garantire a chi la abbraccia.

E come un raggio di sole che fende le nubi, il pensare a tutto questo mi fa realizzare un qualcosa. Un desiderio, un qualcosa che io voglio.
Voglio godere di tutte le giornate che trascorro, dallo stare in laboratorio, al chiacchierare con amici o sconosciuti, al passeggiare, al fare nuove esperienze, allo restare in casa. Voglio imparare ad apprezzare quello che faccio e vivo, e nel caso non ne fossi capace, allora trovare qualcos'altro che sia in grado di farmi sorridere.

Proposito molto vago... ma un viaggio di mille miglia inizia sempre dal primo passo.

martedì 20 aprile 2010

Volontà, lotta tra desideri innati e impiantati

Credo un blog possa fornire una possibilità che altrimenti alcune persone a volte non si permetterebbero.
Il soffermarsi a pensare. A come sia andata la giornata, a quello che ci dà da pensare, a ciò che ci preoccupa, a ciò che ci ha spaventato, a ciò che ci ha dato gioia.

Siamo sempre di fretta, o anche se ci concediamo delle pause, raramente si rivolge l'attenzione interiormente.

Un tempo ero solito farlo spesso, riservarmi del tempo costantemente per osservare fuori e dentro di me. L'intenzione di riprendere questo blog sorge da questo motivo. Ce ne sono molti altri, ma questo è il mio proposito conscio.

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Ultimamente, incentivato da eventi vissuti in prima persona e da esperienze altrui con me condivise, mi sto ritrovando a rivalutare - se non riconsiderare interamente - ciò che voglio.

Credo ci sia un marcato distacco tra ciò che davvero vogliamo, e ciò che crediamo di volere. Complici le fantasie, le speranze e le paure, raggiungere l'immagine di ciò a cui aneliamo e afferrarla può risultare estremamente difficile.

Vi siete mai fermati qualche minuto - fermati - magari davanti ad un tazza di caffé, o magari del buon whiskey, a chiedervi: "cosa voglio davvero?"?

Io lo sto facendo. A dire il vero, lo sto facendo da un po' di tempo.

La mia risposta è: non lo so.

Buffo, per lo meno per il sottoscritto. Sono sempre stato estremamente focalizzato in quello che facevo, raramente lasciando che le radici del dubbio raggiungessero le mie. Ho sempre avuto degli obiettivi ben chiari davanti a me, ed ho mostrato una costanza ed una tenacia che alcuni hanno ammirato, ma che a me non sono mai parse sufficientemente adeguate.

Eppure, raggiungendo quei traguardi, ho potuto assistere ad un qualcosa di... bizzarro.
Le persone nella mia vita erano più soddisfatte e felici di me, come se fossero più coinvolte nella situazione di quanto lo fossi - paradossalmente - io.

Ottima carriera accademica, easy to talk to, l'idolo dei genitori delle ragazze al cui fianco ho deciso mai di stare, capace di entrare a far parte di un gruppo con relativa facilità presupposto l'interesse iniziale...
Eppure... nulla. Tranne forse un sorriso, tutto questo non mi lascia nulla dentro.

Ecco il motivo per cui sto mettendo in dubbio se tutto ciò coincide davvero con quanto voglio io. Mi sto rendendo conto di come molte cose non sono state effettivamente mie scelte, come ho sempre pensato, ma sono state in me impiantate dalle aspettative e dai sogni altrui.
Credo sia per questo che mi senta così "spettatore" della mia vita, così poco coinvolto.

Al momento credo di sapere ciò che io vorrei, ma purtroppo rientra solo remotamente in mio potere ottenerlo. Molto sta a ciò a cui momentaneamente mi riferirò come Destino.

Per il resto, continuare a cercare...



E voi... cosa volete...?

domenica 18 aprile 2010

Realizzazioni

E' buffo come molti di noi siano sottoposti a scelte simili o uguali, ad un certo punto della propria vita.

Ed è interessante vedere come le altre persone affrontano la scelta che tu stesso hai affrontato.
Ovviamente le situazioni non sono mai esattamente le medesime, per cui non si può vedere "come sarebbe andata se avessi preso un'altra decisione". Sarebbe decisamente interessante, ma non è possibile.

Quello che ho da tempo smesso di fare, è tentare di convincere gli altri a prendere decisioni che io ho preso, o che prenderei.
Non è detto che perché io ne fossi convinto, per loro sia la cosa migliore. Non solo, non lo trovo granché corretto nei confronti delle persone, specialmente dei miei amici. Una cosa è se mi chiedessero esplicitamente come mi comporterei in una determinata situazione (per quanto poco accurato possa essere un qualcosa del genere: sai con certezza come ti comporterai in una situazione solo quando ti ci ritroverai), un'altra è quando con lo sguardo o con le parole cercano consiglio.

In quel caso, quello che mi sono ritrovato spesso a fare - a volte senza nemmeno rendermene conto, prima che mi venisse detto dalle stesse persone - è il mettere davanti ai loro occhi un paio di cose.

Innanzitutto: nonostante la nostra mentalità occidentale ci porti con naturale semplicità a ricondurre le scelte a due opposti estremi, quasi sempre la cosa non è così rigorosa. Abbiamo davanti a noi infiniti universi di possibilità davanti a noi.

Un'altra cosa è il tentare di comprendere le immediate conseguenze di ognuna delle scelte possibili. Può sembrare sciocco; alla fine tutti abbiamo abbastanza buon senso per vedere certe cose.
Certo però che quando si è in mezzo ad una burrasca emotiva, il vedere con chiarezza ad un palmo dal proprio naso può divenire difficoltoso.

"Quando piove a monte del fiume, nel suo corso appare la schiuma. Per guardarlo, aspettate sinché le acque non tornino calme", scrisse Sun Tzu.
In casi del genere, qualcuno che ti stia al fianco può aiutarti a vedere ciò che tu da solo non vedresti. Sottolineo "al fianco", non "davanti".

Alcune persone preferiscono che le decisioni vengano prese dagli altri.
Ma quando questo accade, possiamo star certi che in quasi la totalità dei casi, le persone sceglieranno ciò che è meglio per loro stesse. La cosa può coincidere con il bene di chi cede il proprio potere decisionale, ma può anche non farlo.

Sono convinto che tutti abbiamo delle forti capacità di scegliere ciò che davvero vogliamo. Solo che a volte è davvero difficile ascoltare il nostro io profondo, un po' perché le voci degli altri sono assordanti, un po' per paura. Paura di prendere la decisione sbagliata e non avere nessun altro da biasimare se non noi stessi; paura di non essere all'altezza; paura di fallire agli occhi nostri o di qualcun altro.

"Conoscere gli altri è intelligenza, conoscere se stessi è saggezza. Avere padronanza degli altri è forza, avere padronanza di se stessi è vero potere"

venerdì 16 aprile 2010

Still Wandering

Lungo tempo è passato dall'ultima volta che mi sono fermato a scrivere qui.

Una relazione importante nata, cresciuta e morta.
Altre create e coltivate, ed in continua ascesa.
Altre ancora riprese.

A volte resto stupito da ciò che una brutta esperienza può farti realizzare, se hai gli occhi e la volontà per vederlo, e il coraggio necessario per ammetterlo a te stesso.

A volte quello che è per te necessario è proprio un'esperienza triste e distruttiva.
Ma si sa, per costruire qualcosa, a volte bisogna prima distruggere ciò che c'era prima. Non bello, forse, ma a volte necessario.

Intanto continuo su questa strada che un po' io ho scelto, un altro po' è stata imposta, nella costante battaglia tra quello che vuoi davvero, e quello che hai sempre creduto di volere.

Non si può ragionare con i propri desideri, ma si possono scegliere le proprie azioni.