Per la serie "studio qui e ne vado orgoglioso", non posso non segnalare un link di un servizio fatto dalla Rai ai dipartimenti di Chimica dell'Università di Pavia:
Okkupati, scienziati e professionisti di qualità
Efffforza Pavia! :D
"Mistakes are inevitable, what separates a person from others is the improvement made after a mistake is realized." Luzuko Mbane
lunedì 13 agosto 2007
domenica 12 agosto 2007
I desideri, le voglie, e le paure
Questo post nasce da una riflessione nata in me durante una conversazione con una mia amica.
Ciò che vedo sempre più spesso, in molte persone, è sostanzialmente una gran voglia di fare molto. Nutrono un forte desiderio di agire, di compiere qualche cosa di particolare o più generale, ma alla fine si limitano, pongono un freno alle loro iniziali intenzioni, e non agiscono.
Voglio far notare fin da subito: non critico queste persone. Al contrario, le comprendo. Questo perchè mi ci sono spesso trovato anch'io, in passato, e a volte mi ci trovo nuovamente - nonostante i miei sforzi perchè così non sia.
La domanda è: cosa è a fermarci? Quando vogliamo fare qualcosa, quando sentiamo dentro di noi che quel qualcosa è giusto, perchè alla fine non agiamo?
Per dare una risposta generale, direi: la paura.
Che sia la paura delle immediate conseguenze, delle risposte che potremo ricevere, di vedere deluse le nostre aspettative... è di questo che credo si tratti in buona parte dei casi (non posso ovviamente dire "sempre"). Ne sono convinto.
Ad ingigantire l'ombra gettata da queste paure e questi timori, sta un punto di vista che ho potuto constatare essere sufficientemente diffuso: la convinzione che per prendere una decisione ci vogliano uno sforzo e un tempo abnormi rispetto a quelli effettivamente sufficienti e adeguati (questo ho avuto modo di constatarlo con un mio collega e amico di università, che ad inizio anno si è ritrovato fortemente indeciso circa quale svolta prendere nella sua carriera universitaria).
Chi leggerà quanto scritto, dovrebbe - giustamente - domandarsi: "Ammesso sia effettivamente così... quindi? Cosa si può fare?".
Non mi sento di poter dire "questo è quello che bisogna fare". Questo perchè le variabili costituite dalle differenze tra persona e persona, e situazione e situazione, sono pressochè abissali.
Da parte mia, non posso che dire quello che ho avuto modo di apprendere attraverso le mie personali esperienze: ciò che a volte, nell'indecisione, nella paura, mi fa dire "Sai cosa? Vaffan****, io lo faccio!!".
Quel qualcosa è - ironico quanto ossimorico, me ne rendo conto - un'ulteriore paura. Un altro timore, di senso opposto, ma di intensità più accentuata.
Quello che intendo, in pratica, è: io mi ritrovo in una determinata situazione in cui posso cogliere un'occasione, auspicabilmente a mio favore. Statisticamente parlando, so che le probabilità che la stessa occasione si ripresenti sono abbastanza basse (a seconda della natura stessa dell'occasione).
Quindi, se io non agissi, perderei quella possibilità. E certo come il giorno sussegue alla notte, dopo sentirei un forte rimpianto, una tristezza, una rabbia... tutte dettate dal non essere riuscito a sfruttare l'occasione che mi era stata posta dinnanzi o che mi ero affaticato a creare io in prima persona.
Mi è accaduto, in realtà più volte, ma solo una per cui nutra ancora un vivido e sofferto rimpianto. Quindi so che sarebbe così.
A quel punto non ho che una soluzione: afferro tutto il coraggio che so di possedere, nonchè buona parte di quello che non pensavo di avere, e mi faccio avanti. Faccio quanto in mio potere per sfruttare quell'occasione. Se poi la cosa non andrà comunque a buon fine, poco importa!
Ovvia sarà la delusione, il pentimento iniziale "Non avrei dovuto farlo, adesso ci sono rimasto fregato", ma posso dire con assoluta sicurezza (almeno per quanto concerne strettamente il sottoscritto), che dopo un determinato periodo di tempo, variabile a seconda della situazione, mi sentirò comunque soddisfatto. Soddisfatto per come abbia agito, per come mi sia comportato, sfruttando quella piccola influenza che posso esercitare negli intricati trama e ordito del mondo che mi circonda.
Almeno avrò la certezza. Non nutrirò il rimpianto "Chissà, magari se avessi fatto così, allora le cose avrebbero potuto andare diversamente...". E' il non sapere ciò che è in grado di tormentare i nostri animi* , l'incertezza, il dubbio. Il non poter avere la risposta a certe nostre domande.
Ovviamente quanto scritto vale per me, ma non è necessariamente detto valga per chiunque legga. Quello sta a voi scoprirlo e/o ammetterlo.
*[NdEladrin: sì, "i nostri animi", al plurale. In futuro magari scriverò circa questa mia espressione. Anticipo solo che chi conosce un minimo di Hermann Hesse o fors'anche di Pirandello può già capire di cosa parlo]
Ciò che vedo sempre più spesso, in molte persone, è sostanzialmente una gran voglia di fare molto. Nutrono un forte desiderio di agire, di compiere qualche cosa di particolare o più generale, ma alla fine si limitano, pongono un freno alle loro iniziali intenzioni, e non agiscono.
Voglio far notare fin da subito: non critico queste persone. Al contrario, le comprendo. Questo perchè mi ci sono spesso trovato anch'io, in passato, e a volte mi ci trovo nuovamente - nonostante i miei sforzi perchè così non sia.
La domanda è: cosa è a fermarci? Quando vogliamo fare qualcosa, quando sentiamo dentro di noi che quel qualcosa è giusto, perchè alla fine non agiamo?
Per dare una risposta generale, direi: la paura.
Che sia la paura delle immediate conseguenze, delle risposte che potremo ricevere, di vedere deluse le nostre aspettative... è di questo che credo si tratti in buona parte dei casi (non posso ovviamente dire "sempre"). Ne sono convinto.
Ad ingigantire l'ombra gettata da queste paure e questi timori, sta un punto di vista che ho potuto constatare essere sufficientemente diffuso: la convinzione che per prendere una decisione ci vogliano uno sforzo e un tempo abnormi rispetto a quelli effettivamente sufficienti e adeguati (questo ho avuto modo di constatarlo con un mio collega e amico di università, che ad inizio anno si è ritrovato fortemente indeciso circa quale svolta prendere nella sua carriera universitaria).
Chi leggerà quanto scritto, dovrebbe - giustamente - domandarsi: "Ammesso sia effettivamente così... quindi? Cosa si può fare?".
Non mi sento di poter dire "questo è quello che bisogna fare". Questo perchè le variabili costituite dalle differenze tra persona e persona, e situazione e situazione, sono pressochè abissali.
Da parte mia, non posso che dire quello che ho avuto modo di apprendere attraverso le mie personali esperienze: ciò che a volte, nell'indecisione, nella paura, mi fa dire "Sai cosa? Vaffan****, io lo faccio!!".
Quel qualcosa è - ironico quanto ossimorico, me ne rendo conto - un'ulteriore paura. Un altro timore, di senso opposto, ma di intensità più accentuata.
Quello che intendo, in pratica, è: io mi ritrovo in una determinata situazione in cui posso cogliere un'occasione, auspicabilmente a mio favore. Statisticamente parlando, so che le probabilità che la stessa occasione si ripresenti sono abbastanza basse (a seconda della natura stessa dell'occasione).
Quindi, se io non agissi, perderei quella possibilità. E certo come il giorno sussegue alla notte, dopo sentirei un forte rimpianto, una tristezza, una rabbia... tutte dettate dal non essere riuscito a sfruttare l'occasione che mi era stata posta dinnanzi o che mi ero affaticato a creare io in prima persona.
Mi è accaduto, in realtà più volte, ma solo una per cui nutra ancora un vivido e sofferto rimpianto. Quindi so che sarebbe così.
A quel punto non ho che una soluzione: afferro tutto il coraggio che so di possedere, nonchè buona parte di quello che non pensavo di avere, e mi faccio avanti. Faccio quanto in mio potere per sfruttare quell'occasione. Se poi la cosa non andrà comunque a buon fine, poco importa!
Ovvia sarà la delusione, il pentimento iniziale "Non avrei dovuto farlo, adesso ci sono rimasto fregato", ma posso dire con assoluta sicurezza (almeno per quanto concerne strettamente il sottoscritto), che dopo un determinato periodo di tempo, variabile a seconda della situazione, mi sentirò comunque soddisfatto. Soddisfatto per come abbia agito, per come mi sia comportato, sfruttando quella piccola influenza che posso esercitare negli intricati trama e ordito del mondo che mi circonda.
Almeno avrò la certezza. Non nutrirò il rimpianto "Chissà, magari se avessi fatto così, allora le cose avrebbero potuto andare diversamente...". E' il non sapere ciò che è in grado di tormentare i nostri animi* , l'incertezza, il dubbio. Il non poter avere la risposta a certe nostre domande.
Ovviamente quanto scritto vale per me, ma non è necessariamente detto valga per chiunque legga. Quello sta a voi scoprirlo e/o ammetterlo.
*[NdEladrin: sì, "i nostri animi", al plurale. In futuro magari scriverò circa questa mia espressione. Anticipo solo che chi conosce un minimo di Hermann Hesse o fors'anche di Pirandello può già capire di cosa parlo]
sabato 11 agosto 2007
E mi davano dell'insensibile
Con questo post voglio segnare una svolta per questo blog.
Il titolo si riferisce a qualche episodio del passato, in cui sono stato definito direttamente o meno come "insensibile", di fronte ad alcune dimenticanze o notizie.
Non che in genere mi importi molto, devo dire, ma voglio comunque esprimere il mio punto di vista.
Ecco cosa leggo scorrendo i titoli de Il Corriere:
- Livorno, incendio in campo rom: morti 4 bambini
- Sanremo, sgozza per strada la fidanzata
- Uccide la convivente e poi si impicca
- Cade aereo in Polinesia, 20 morti
- Gerusalemme, ucciso palestinese
- Salerno, rissa in discoteca, muore 21enne
Devo continuare? Non credo.
Ora, mi chiedo... come si può reagire di fronte a tutte queste notizie?
E' normale che mi dispiaccia, che mi commuova, che mi inca**i, che mi frustri... ma posso andare avanti così ogni giorno, per tutta la vita?
La mia risposta è: no. Comprendo chi possa arrivare ad additarmi come insensibile, ma sinceramente preferisco cercare di non badare a tutte queste cose. Non fraintedetemi, non significa che non me ne frega nulla, ma semplicemente che cerco di non dispiacermene più di un tot. E sapete perchè?
Semplice: perchè non c'è nulla che io possa fare. A questo punto, lo struggermi non vedrebbe nessun altro punto se non quello dell'abbattermi moralmente e mentalmente, e a lungo andare possibilmente depressione, rabbia, e chissà cos'altro.
Ho una mentalità abbastanza pratica. Ormai sono arrivato alla conclusione che conviene pensare a tutte queste cose come "la norma", e a considerare invece rare le cose belle. In fin dei conti, sono proprio quelle che ci fanno tirare avanti, non credete? Non necessariamente "i miracoli", ma anche le piccole cose, che consistano nel condividere una risata sincera con un amico, o nel constatare come ci siano delle coincidenze talmente grandi nei pensieri di due persone da farti pensare che è probabilisticamente impossibile che qualcosa del genere accada (non è vero, Rory? ;) ).
In pratica, per rifarmi alla morale di una storiella zen, e a quella di un proverbio cinese, preferisco sorridere nell'osservare le piccole cose belle che ciò che mi circonda può riservare. Così come il monaco della storia apprezza la prima fragola della stagione prima di precipitare nel burrone; con quel sorriso che sorge spontaneo al vedere qualche "fiore" perfino sulla strada che conduce agli inferi.
Il titolo si riferisce a qualche episodio del passato, in cui sono stato definito direttamente o meno come "insensibile", di fronte ad alcune dimenticanze o notizie.
Non che in genere mi importi molto, devo dire, ma voglio comunque esprimere il mio punto di vista.
Ecco cosa leggo scorrendo i titoli de Il Corriere:
- Livorno, incendio in campo rom: morti 4 bambini
- Sanremo, sgozza per strada la fidanzata
- Uccide la convivente e poi si impicca
- Cade aereo in Polinesia, 20 morti
- Gerusalemme, ucciso palestinese
- Salerno, rissa in discoteca, muore 21enne
Devo continuare? Non credo.
Ora, mi chiedo... come si può reagire di fronte a tutte queste notizie?
E' normale che mi dispiaccia, che mi commuova, che mi inca**i, che mi frustri... ma posso andare avanti così ogni giorno, per tutta la vita?
La mia risposta è: no. Comprendo chi possa arrivare ad additarmi come insensibile, ma sinceramente preferisco cercare di non badare a tutte queste cose. Non fraintedetemi, non significa che non me ne frega nulla, ma semplicemente che cerco di non dispiacermene più di un tot. E sapete perchè?
Semplice: perchè non c'è nulla che io possa fare. A questo punto, lo struggermi non vedrebbe nessun altro punto se non quello dell'abbattermi moralmente e mentalmente, e a lungo andare possibilmente depressione, rabbia, e chissà cos'altro.
Ho una mentalità abbastanza pratica. Ormai sono arrivato alla conclusione che conviene pensare a tutte queste cose come "la norma", e a considerare invece rare le cose belle. In fin dei conti, sono proprio quelle che ci fanno tirare avanti, non credete? Non necessariamente "i miracoli", ma anche le piccole cose, che consistano nel condividere una risata sincera con un amico, o nel constatare come ci siano delle coincidenze talmente grandi nei pensieri di due persone da farti pensare che è probabilisticamente impossibile che qualcosa del genere accada (non è vero, Rory? ;) ).
In pratica, per rifarmi alla morale di una storiella zen, e a quella di un proverbio cinese, preferisco sorridere nell'osservare le piccole cose belle che ciò che mi circonda può riservare. Così come il monaco della storia apprezza la prima fragola della stagione prima di precipitare nel burrone; con quel sorriso che sorge spontaneo al vedere qualche "fiore" perfino sulla strada che conduce agli inferi.
domenica 11 febbraio 2007
Conversione bilaterale luce-materia
Una notizia che devo ammettere mi ha lasciato decisamente stupito: degli scienziati dell'università di Harvard sono riusciti a:
"fermare in un punto un impulso di luce, convertirlo in materia, e riconvertirlo in luce in un altro punto dello spazio distante dal primo."
"l’informazione è trasferita tramite la conversione dell’impulso ottico in un’onda di materia che si propaga tra i due punti dello spazio."
Purtroppo non sono in grado di commentare adeguatamente le possibili implicazioni che tale conquista comporti, e quindi mi limiterò a quanto detto, e a segnalare l'articolo.
Da luce a materia, da materia a luce | Lescienze
"fermare in un punto un impulso di luce, convertirlo in materia, e riconvertirlo in luce in un altro punto dello spazio distante dal primo."
"l’informazione è trasferita tramite la conversione dell’impulso ottico in un’onda di materia che si propaga tra i due punti dello spazio."
Purtroppo non sono in grado di commentare adeguatamente le possibili implicazioni che tale conquista comporti, e quindi mi limiterò a quanto detto, e a segnalare l'articolo.
Da luce a materia, da materia a luce | Lescienze
giovedì 8 febbraio 2007
Cristalli di neve: gli spettacoli della natura
guardate che spettacolo: snowcrystals.com
quelle che si possono vedere andando su "Photo Gallry I, II e III" sono delle vere e proprie foto fatte a svariati snowcrystals; sono davvero meravigliosi, non è vero? =D
quelle che si possono vedere andando su "Photo Gallry I, II e III" sono delle vere e proprie foto fatte a svariati snowcrystals; sono davvero meravigliosi, non è vero? =D
lunedì 5 febbraio 2007
Vuoi vivere due anni di più? Vinci un Nobel!
Devo dire che la cosa mi fa sorridere: per citare l'articolo tratto - come spesso - da Newton, è stata condotta "una ricerca da un professore dell'università inglese di Warwick. Con l'aiuto di un economista che lavora per il governo, il prof. Andrew Oswald ha analizzato i dati biografici di 524 scienziati che tra il 1901 e il 1950 sono stati scelti per un Nobel per la fisica o la chimica."
Sapete qual è stato il risultato della ricerca? Si è visto come chi ha vinto questo magnifico riconoscimento abbia avuto una vita allungata in media di due anni!
Cosa simile per gli attori che vincono un Oscar, per cui l'aumento medio della vita è stato stimato essere di 4 anni.
Il motivo non è accertato, ma si è comunque potuto constatare come riconoscimenti del genere migliorino generalmente il sistema cardiovascolare.
Già più volte in passato si sono osservate le conseguenze dannose che la depressione possa avere sull'organismo e sulla salute; a me pare piuttosto sensato che le cose funzionino anche "al contrario". Ossia, se si conduce una vita di cui si può affermare di andare veramente fieri (dico, vincere un Nobel e rimanere impressi nella storia: se riuscissi in qualche modo ad ottenere anche solo la seconda delle due cose non potrei chiedere altro dalla vita) e ci si sente pienamente soddisfatti, perchè questo non dovrebbe poter far bene all'organismo e alla vita?
Si vedrà il motivo, intanto è interessante soffermarsi sui dati ;)
Ecco il link con l'articolo in questione: "Un premio Nobel allunga la vita"
Sapete qual è stato il risultato della ricerca? Si è visto come chi ha vinto questo magnifico riconoscimento abbia avuto una vita allungata in media di due anni!
Cosa simile per gli attori che vincono un Oscar, per cui l'aumento medio della vita è stato stimato essere di 4 anni.
Il motivo non è accertato, ma si è comunque potuto constatare come riconoscimenti del genere migliorino generalmente il sistema cardiovascolare.
Già più volte in passato si sono osservate le conseguenze dannose che la depressione possa avere sull'organismo e sulla salute; a me pare piuttosto sensato che le cose funzionino anche "al contrario". Ossia, se si conduce una vita di cui si può affermare di andare veramente fieri (dico, vincere un Nobel e rimanere impressi nella storia: se riuscissi in qualche modo ad ottenere anche solo la seconda delle due cose non potrei chiedere altro dalla vita) e ci si sente pienamente soddisfatti, perchè questo non dovrebbe poter far bene all'organismo e alla vita?
Si vedrà il motivo, intanto è interessante soffermarsi sui dati ;)
Ecco il link con l'articolo in questione: "Un premio Nobel allunga la vita"
giovedì 1 febbraio 2007
Scoperta promettente fonte energetica pulita e rinnovabile
Come da titolo: a quanto pare i nanotubi al carbonio - fino ad oggi usati prettamente come conduttori o semiconduttori (caratteristica che in questo caso varia in funzione del diametro e del carattere chiralico del nanotubo) - se irraggiati da semplice luce solare [luce nella regione del visibile, per essere più specifici] sono capaci di convertire tale radiazione in energia, anche elettrica.
Per chi non ha presente cosa possa essere un nanotubo al carbonio, immaginate un lungo (relativamente) tubo costituito da esagoni tutti attaccati l'un l'altro, ai cui vertici vi sono atomi di carbonio; dove la struttura viene a chiudersi c'è un'alternanza di esagoni e pentagoni (come in un pallone di calcio, se volete).
I ricercatori dell'università di Roma Tor Vergata e del Dipartimento di tecnologie e Salute dell'Istituto Superiore di Sanità hanno ossercato come, a livello "esteriore", il funzionamento di questi nanotubi al carbonio sia pressoché uguale a quello delle celle solari in silicio. Ma con una differenza: il costo di produzione. Il costo dei nanotubi di carbonio è significativamente inferiore a quello delle celle solari sopra citate.
Sembra una nuova miniera d'oro, specie dato il periodo che si sta attraversando globalmente parlando; e il fatto che siano stati i ricercatori italiani a compiere questa scoperta mi rende orgoglioso e speranzoso (ricordiamo come l'Italia dipenda per oltre un abbondante 80% dall'energia straniera).
Beh... staremo a vedere. Speriamo che vengano stanziati dei significativi fondi per approfondire questo campo: ne avremmo davvero bisogno!
Articolo Nanotubi, Newton
Per chi non ha presente cosa possa essere un nanotubo al carbonio, immaginate un lungo (relativamente) tubo costituito da esagoni tutti attaccati l'un l'altro, ai cui vertici vi sono atomi di carbonio; dove la struttura viene a chiudersi c'è un'alternanza di esagoni e pentagoni (come in un pallone di calcio, se volete).
I ricercatori dell'università di Roma Tor Vergata e del Dipartimento di tecnologie e Salute dell'Istituto Superiore di Sanità hanno ossercato come, a livello "esteriore", il funzionamento di questi nanotubi al carbonio sia pressoché uguale a quello delle celle solari in silicio. Ma con una differenza: il costo di produzione. Il costo dei nanotubi di carbonio è significativamente inferiore a quello delle celle solari sopra citate.
Sembra una nuova miniera d'oro, specie dato il periodo che si sta attraversando globalmente parlando; e il fatto che siano stati i ricercatori italiani a compiere questa scoperta mi rende orgoglioso e speranzoso (ricordiamo come l'Italia dipenda per oltre un abbondante 80% dall'energia straniera).
Beh... staremo a vedere. Speriamo che vengano stanziati dei significativi fondi per approfondire questo campo: ne avremmo davvero bisogno!
Articolo Nanotubi, Newton
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